Il talentuoso regista e sceneggiatore newyorkese Boaz Yakin (“La recluta”, “The Punisher”) dirige Jason Statham in un action movie ad alta tensione, dove l’attore inglese, affiancato da Chris Sarandon (“Ammazzavampiri”, “Nightmare Before Christmas”), James Hong (“Blade Runner”, “Grosso guaio a Chinatown”) e Robert John Burke (“Robocop 3”), veste i panni di un ex lottatore di MMA in lotta contro spietate organizzazioni terrostiche per salvare Mei ( Catherine Chan), una “preziosa” bambina prodigio cinese.
La trama
Luke è un abile lottatore, esperto in arti marziali miste, uno sport che pratica sopratutto per questioni economiche. Contattato dalla mafia russa per perdere un incontro manda – involontariamente – in coma l’avversario. La vendetta della organizzazione sarà tremenda, con alcuni sicari che irrompono nella casa di Luke uccidendogli la moglie e condannandolo a una vita “maledetta”, dove chiunque si avvicinerà a lui verrà brutalmente ucciso. Sull’orlo del suicidio riesce a trovare nuova linfa una volta conosciuta Mei, una bambina dotata di straordinari poteri mnemonici e in grado di “assorbire” una quantità enorme di numeri. Una vera risorsa per la triade cinese che intende utilizzare la piccola come un computer, all’interno del quale nasconderanno un segreto e redditizio codice. Codice che fa gola a tutti, compresa la stessa Mafia russa e un gruppo di corrotti uomini delle forze dell’ordine newyorkesi. L’unica speranza per Mei è proprio Luke che scatenerà una guerra epica per poterla salvare e per ritrovare un motivo che lo spinga ancora a vivere.
Giudizio sul film
Un inizio tortuoso per Yakin che nei primi minuti della pellicola mostra una certa timidezza e difficoltà nell’introduzione alla storia, con la inevitabile conseguenza di appesantimento della stessa e una presentazione dei personaggi frettolosa e scarsamente incisiva. A questo aggiungiamo la pittoresca entrata in scena di Statham, senza maglietta e sguardo truce , e l’originale, ma ben poco realistica, messa in scena dell’omicidio della moglie di Luke con quest’ultimo condannato a una particolarissima pena: chiunque entri in contatto con lui, e badate bene basta un semplicissimo scambio di opinioni, verrà barbaramente giustiziato. Chiedere conferma al povero senzatetto che ha avuto la “sfortuna” di ricevere in dono dall’ex lottatore un paio di scarpe nuove.
Fortuna che il buon Yakin decida ben presto di mettere in scena il suo mefistofelico piano, facendo riscattare Luke/Jason che improvvisamente, da disperato vagabondo senza soldi e speranza, si trasforma in spietato e vendicatore cecchino, sfoderando il meglio del suo repertorio (e chi conosce l’attore inglese non dovrà lavorare molto di fantasia) tra calci, pugni e pirotecnici voli dall’alto. La pellicola comincia ad ingranare e la sceneggiatura si mostra lacunosa ma interessante con un miscuglio di uomini che lottano – con ogni mezzo – per il raggiungimento del medesimo obiettivo, quel codice segreto in possesso della piccola Mei.
Raggiunto il suo climax ideale, il film non accusa più battute d’arresto, mentre Yakin mostra una discreta abilità nella gestione delle scene d’azione con interessanti riprese e movimenti di macchina ad effetto e ordinatissimi corpo a corpo e sparatorie. Il risultato finale è una discreta, ma non originalissima, pellicola action che acquista valore proprio perché interpretata da Statham che si conferma come il più onesto rappresentante di questo genere.
Commenti finali
A proposito di mancanza d’originalità: passi per la Triade e la Mafia russa (già entrambe ampiamente rappresentate al cinema), e passi per i poliziotti corrotti, ma è inevitabile, non riconoscere in “Safe” una certa predisposizione nell’attingere a pellicole del passato, su tutte “Codice Mercury” e “Leon”, dove l’accoppiata Jean Reno/Natalie Portman viene “omaggiata” dall’improvvisato – e decisamente meno diegetico – duo Statham/Chan.
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