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Sal da Vinci si racconta a MelodicaMente: “Sono nato per fare musica”

Continuano le interviste di MelodicaMente e questa volta ai nostri microfoni è passata uno degli artisti più eclettici e di successo degli ultimi anni: Sal Da Vinci. Napoletano verace, nato negli Stati Uniti, ha cominciato da bambino ad esibirsi in teatro, per poi passare al cinema ed alla musica, dimostrandosi sempre credibile e riscuotendo successi in ogni progetto proposto. E’ uscito lo scorso 24 Aprile il suo nuovo disco di inediti “E’ così che gira il mondo” e da domani tornerà a teatro per presentare le anteprime del tour teatrale omonimo: per lui due grandi teatri, il 4 e 5 Maggio sarà al Sistina di Roma, poi l’11 allo Smeraldo di Milano. Lo abbiamo raggiunto al telefono appena prima delle prove nella Capitale, uno chiacchierata intensa e molto interessante, da cui esce un Sal Da Vinci tanto artista quanto uomo della strada. Un grande personaggio.

Il 24 Aprile è uscito “E’ così che gira il mondo”, tuo nuovo disco che arriva a due anni di distanza dal grande successo del precedente “Il Mercante di Stelle”. Un momento sicuramente intenso eppure carico di ansia per te.

Sì, per me “E’ così che gira il mondo” è un progetto sicuramente ambizioso dopo “Il Mercante di Stelle”, che è una canzone nata per un progetto teatrale con la regia di Gino Landi. E’ stata una bellissima produzione, la gente si è veramente divertita, per me è stato un gioco meraviglioso. Questa volta, visto che presento degli inediti, è qualcosa di particolarmente speciale, c’è un impegno maggiore, più importante e sono veramente emozionato. E’ una veste completamente nuova rispetto alle cose fatte negli ultimi anni: in questo spettacolo ciò che è raccontato nelle canzoni è riportato in un testo, in un duetto con una voce narrante che è quella di Pasquale Panella.

Sal Da Vinci

Nel disco troviamo 15 tracce di cui tu sei diretto autore, assieme ad altri illustri nomi della musica italiana, uno su tutti il Maestro Pennino. Qual è stato l’approccio a questo nuovo progetto?

Questo disco è partito un anno e mezzo fa, non ho mai scritto così tante canzoni in un album, stavolta  mi sono sbizzarrito. E’ stato un momento di grande fermento di scrittura, mi sono divertito come un matto e, ovviamente, queste canzoni avevano bisogno di una parola, un concetto, del mio modo di pensare e il mio modo di essere. Sia Pasquale che Vincenzo Incenzo hanno elogiato in modo speciale queste melodie, facendomi parlare effettivamente come è il mio pensiero. Io capo in loro e loro capo in me, simo riusciti a fare questo matrimonio straordinario con la musica, che è la mia più grande amica.

Sono presenti anche tre grandi collaborazioni con Ornella Vanoni, Maurizio Solieri (chitarrista di Vasco, ndr) e la cantante brasiliana Ana Carolina. Tre personaggi molto diversi tra loro, che avranno dato impronte altrettanto diverse ai brani. Come si è declinata la personalità di Sal Da Vinci in questi mondi così lontani tra loro?

Io sono sempre lo stesso, ho cercato di creare una contaminazione. L’incontro con la Vanoni è avvenuto davvero curiosamente: un mio collaboratore, che è un grande addetto ai lavori, Gianmario Longoni, mi portò i saluti e gli apprezzamenti della Vanoni. Il giorno dopo lui mi chiese di fare un duetto con lei nel disco, ma io avevo già chiuso l’album, sembrava quindi improbabile. Inoltre queste melodie non si prestavano al suo timbro vocale. Io, però, scrissi una melodia nuova, andai a casa di Vincenzo Incenzo e gli chiesi di scrivere un testo per un duetto con una donna, senza spiegargli il motivo. Lui lo scrisse, poi mi disse: “Sai, sembra adatta ad Ornella Vanoni”. “Appunto”, risposi io. Mi guardò, mi disse che ero un fetente, ci mettemmo a ridere e mandammo tutto alla Vanoni, che poi ci chiese 3-4 giorni di tempo per studiare la canzone. Ci fece i complimenti, poi ci mandò la voce registrata e noi di corsa abbiamo rimescolato di nuovo la masterizzazione del disco e tutto il resto. Oltre ad essere nel disco, domani mi farà l’onore di essere al Teatro Sistina, sarà anche a Milano.

In questi giorni sta effettuando un instore tour, nel corso del quale stai incontrando i fan: per te, che hai cominciato da bambino, sentire il loro calore deve essere particolarmente importante.

Le bambine che all’epoca venivano accompagnate dai genitori, oggi sono genitori che accompagnano i figli. Cresce la generazione, hanno fatto un passaggio importante. L’incontro negli store è divertente, mi piace incontrare la gente, anche raccontare degli aneddoti, si crea un contatto speciale. E’ fondamentale, perché per me il pubblico è la mia seconda famiglia, vivo più con loro che con la famiglia naturale, è qualcosa di speciale. Poi un incontro così ravvicinato come quello negli store è veramente qualcosa di magico.

Cover “E’ così che gira il mondo” Sal Da Vinci

Domani 4 Maggio e venerdì 5 Maggio al Sistina di Roma si terranno le prime due anteprime del suo tour teatrale “E’ così che gira il mondo”, seguirà l’11 un’ulteriore data allo Smeraldo di Milano. Tre teatri con la “t” maiuscola, che riescono ad impaurire anche i più spavaldi. Tu come ti stai preparando?

Mi tiene col fiato sospeso, perché per me è una cosa importante. Stiamo lavorando 24 ore su 24 con due squadre tecniche, perché il tempo è poco. Io dodici giorni fa ero in teatro con un altro spettacolo, quindi per me un testo nuovo, uno spettacolo nuovo, un disco nuovo è davvero emozionante. Essere al Sistina, poi, con uno spettacolo tutto mio… Ci ero già stato con il musical dei record “C’era una volta Scugnizzi”, ma da solo mai, quindi per me è davvero qualcosa di speciale. Queste due date saranno qualcosa di magico. Ero stato allo Strehler nel 2000 con la De Simone, ma proprio allo Smeraldo ero stato con mio padre molti anni fa con un grande fermento, eravamo con questa forma di spettacolo che è la sceneggiata: io ero un bambino prodigio, per me era un gioco istintivo, vedevo tutta questa gente attorno a me e non capivo, oggi lo rivedo con tenerezza. Quel periodo è stato bellissimo. Stemmo quasi un mese allo Smeraldo a rappresentare due commedie, oggi a distanza di trenta anni ritorno da solo con “E’ così che gira il mondo”.

Tu hai dichiarato che tua precisa intenzione è raccontare la vita sia nei momenti più felici, ma anche nelle sue cadute, che ha definito come occasione di rinascita. Sal Da Vinci è caduto e rinato molte volte?

Spesso mi è capitato di cadere e sono rinato, spesso sono stato abbandonato e per fortuna mi sono trovato la mia famiglia ed il mio pubblico che, devo essere sincero, non mi ha mai abbandonato, anzi: ha vissuto con me molte fasi, è cresciuto anche attraverso i miei progetti. C’è stato qualcuno che si è ricreduto, qualcuno che ho perso per strada, qualcuno invece che non mi conosceva ed ha iniziato a conoscermi ed oggi mi accompagna. Racconto il quotidiano di tutti noi, magari sono situazioni che io non ho vissuto, ma il pensiero va anche là.

Come si riesce ad affrontare momenti così bui ed uscirne con una tale positività?

L’obiettivo, non mollare il proprio sogno. Le avversità non devono spaventarti, devono essere motivo di forza. Chi hai intorno fa poi la differenza e ti aiuta, le persone  che credono in te ti danno la spinta. Non è facile, però bisogna volerlo, dipende solo da noi. Certe situazioni si accaniscono e, se tu hai un carattere forte e credi nel tuo sogno, più diventa una sfida. Questa sfida in parte l’ho vinta, in parte la sto combattendo, ancora sono nel match. Ogni giorno arriva qualcosa di nuovo e di speciale, la vita è bella per quello, perché si presenta in mille sfaccettature.

Vincenzo Incenzo, che con te ha collaborato alla scrittura di “E’ così che gira il mondo”, ha rivelato come tema centrale del disco e dello spettacolo teatrale sia il viaggio, ma ha anche posto a filo conduttore l’amore in tutte le forme, compreso quello per il diverso. Lo ha definito un disco di speranza. Forse la speranza è proprio ciò di cui il pubblico ha bisogno.

Il pubblico ha bisogno di speranze per non farsi prendere da questo momento di crisi che viviamo: si parla di spread, differenziale, eurobond, ma l’unica cosa che non andrà mai in crisi è la voglia di emozionarsi. Credo che sia doveroso portare un linguaggio di serenità, di speranza e non di esasperazione. La gente è esasperata, molti non riescono ad arrivare a fine mese, molti hanno bisogno di un momento di svago, di evasione da questa pressione che purtroppo ci stanno regalando. Capisco che ci siano delle difficoltà, però ogni volta che cambiano gli scenari politici ci si presenta una catastrofe. Ma la gente ha bisogno anche di vivere, non si può sempre pensare ai problemi, a questi magoni che ci logorano dentro e dobbiamo accettare. Che poi, ad accettare sempre la gente alla fine si arrabbia. In questo momento il Paese ha bisogno degli Italiani, mi auguro che tuttu questo passi in fretta.

Abbiamo avuto modo di leggere le note di regia di Jimmy Pallas, che dirige l’intero tuo show teatrale, abbiamo trovato numerosi spunti interessanti. Lui, Pallas, proseguendo sul paragone del viaggio, si è autoproclamato il capotreno. E tu quale ruolo hai?

Io sono un viaggiatore. A volte il viaggiatore può anche traghettare, magari in un vagone c’è qualcuno che vuole essere portato per mano ed io faccio questo. Io amo viaggiare sia in senso metaforico  che fisico e i viaggi vanno raccontati, come quando tu torni a casa e racconti tutta la tua bella esperienza a qualcuno, il mio pubblico in questo caso. Arrivo a teatro e racconto il mio viaggio nella musica, attraverso la parola parlata, attraverso questi duetti che faccio con la voce narrante di Pasquale Panella, che in alcuni momenti sono divertentissimi. E’ uno spettacolo molto ricco di musica, ma anche di parole, c’è un Sal Da Vinci inedito.

Sal Da Vinci

Le tre date di Roma e Milano, che anticipano il tour, metteranno in scena un parallelo tra i vari momenti del giorno e le fasi dell’amore, che viene quindi visto come un ripetersi ciclico di eventi sempre simili. Non si rischia di togliere un po’ di sano romanticismo all’amore?

No, perché io lo racconto, io racconto il viaggio tra due persone, racconto il viaggio dell’abbandono, racconto il viaggio degli ultimi, racconto il viaggio di ogni sfaccettatura dell’amore. Anzi, magari fare uno spettacolo ed un disco che parla solo di romanticismo potrebbe risultare anche “noioso”. E’ bello raccontare invece le varie sfaccettature, perché anche in quelle ci si ritrova: la coppia non è romantica continuamente, 24 ore al giorno, ci sono anche momenti in cui i tuoi occhi vanno da un’altra parte, il pensiero va in altri posti. Io voglio raccontare anche questo, voglio raccontare un rapporto di due persone che si confrontano con il mondo. Quando parlo di ultimi è una provocazione, perché per me non esistono, siamo tutti primi: il mondo è lo spettacolo dell’amore e noi siamo tutti spettatori. La fotografia del quotidiano è ciò che si ritrova nelle mie canzoni, nella mia parola, ma anche nei miei atteggiamenti, chi mi conosce sa come la penso e chi non mi conosce lo capisce da questo.

Tu hai cominciato da bambino negli Stati Uniti ed hai proseguito fino ad oggi in una carriera in continua ascesa, costellata di successi in patria ed internazionali, hai spaziato dalla musica al cinema al teatro con estrema agilità, riesci a trovare stimoli sempre nuovi. Ne sei uscito sempre soddisfatto e fiero di te stesso?

Sono sempre stato soddisfatto, perché quello che facevo lo facevo sempre con grande amore e dando il massimo, non mi piace accontentarmi, ci sto male. Dò sempre il massimo, anche perché è una fortuna trovare delle anime che ti accompagnano in teatro pagando il biglietto. Nel momento in cui mi annoierò e diventerà una routine, cambierò lavoro, non farò più quello che faccio, ma al momento sono talmente sempre su di giri, mi piace, non vedo l’ora di arrivare alla sera e incontrare il mio pubblico. Per me non è andare a fare un lavoro. Il mio è un mestiere di linguaggio emozionale, ogni sera è tutto uguale ed ogni sera è tutto diverso. Io sono nato per fare questo, altro non so fare.

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