Ed eccoci di nuovo qua, per un altro spumeggiante dopofestival!
Serata interminabile, soprattutto grazie al prodigioso intervento di Adriano Celentano. Ma quello lo lascio per la fine.
Andiamo con i cantanti e le canzoni, la parte meno visibile del Festival di Sanremo 2012.
Dolcenera. Canta mentre io sto apparecchiando la tavola, quindi la sua canzone l’ho sentita coperta dal rumore delle stoviglie e ricordo poco. Mi ricorda molto una madre, nel senso che ogni nota sembra una sofferenza come se si trovasse in travaglio. La canzone dice “Ci vediamo a casa“. Ecco, comincia ad andare tu, magari io arrivo dopo. Molto dopo.
Samuele Bersani: piacevole filastrocca che parla di un pallone. Per interpretare meglio la canzone si presenta con il frac e degli scarpini da calcio, per le prossime serate avrei dei suggerimenti, ovvero:
– Divisa da portiere e tutù;
– Parastinchi e pelliccia d’ermellino;
– Guanti da portiere. E basta.
Noemi: È stata accostata a Janis Joplin, Janis Joplin l’ha guardata e le ha detto: “Piuttosto che avere te accanto, quel posto lo lascio per la mia borsa“. La canzone è stata scritta da Fabrizio Moro, quello di “pensa, prima di sparare pensa“. Anche tu, Fabrizio, prima di scrivere le canzoni, pensa. E poi rinunciaci.
Francesco Renga: parte che sembra una canzone dei Timoria, e allora ho pensato “Uau, è tornato al rock!“. Poi, dopo 5 secondi, basta, il solito Simil-Bocelli. Che poi già il Bocelli originale, insomma. Canta “Se la tua bellezza assomiglia alla parte migliore di me“. Mia moglie ha commentato “ma chi ti credi di essere?“.
Chiara Civello: viene presentata come una delle migliori cantanti della sua generazione. Sarà, ma la canzone è di una bruttezza inascoltabile. Tony Bennett ha detto che è una grande voce, e questo vuol dire una cosa: che Tony Bennett è rincoglionito completamente.
Irene Fornaciari: La canzone di Irene Fornaciari ha rappresentato perfettamente il momento in cui mi trovavo. Quello in cui preferisco andare fuori a fumare. Alla fine ha urlato “Vai Sanremo!“, secondo me in parrocchia quando si dicevano i Salmi urlava “Vai Parrocchia di S. Maria della Catena!”.
Emma: si presenta con una canzone impegnata. Se non ci fosse stato Celentano prima l’avrei giudicata la cosa più assurda del Festival. Purtroppo non ricordo molto, è venuta subito dopo Celentano e mi stavo ancora riprendendo con delle iniezioni di adrenalina nel cuore.
Marlene Kuntz: vengono definiti l’unico gruppo italiano veramente rock. Come i Litfiba, gli Afterhours, i Timoria e altri 124 che adesso non ricordo.
Eugenio Finardi: travestito da Tiziano Terzani, canta una lagna sulla quale mia moglie esclama: “Chissà, magari arriva un extraterrestre a portarlo via“.
Loredana Bertè e Gigi D’alessio: Sorvolo su D’alessio (anche se gli atterrerei volentieri sopra con un biplano), Loredana Bertè sembrava Mickey Rourke nel film “The Wrestler”. Oddio, Mickey Rourke era leggermente più femminile.
Pierdavide Carone e Lucio Dalla: considerando che è quello che ha scritto “In tutti i luoghi, in tutti i laghi“, qua si lancia in una rima “sentiero/pensiero“. Prossime rime plausibili: “Vita/carne trita, Sentimento/pilastro di cemento, Cuore/carburatore“. Lucio Dalla dirige l’orchestra muovendo scompostamente le mani e causando diversi dispiaceri ai musicisti che a un certo punto si ritrovano a suonare “Fatece largo che passamo noi”.
Arisa: dopo i motivetti spiritosi degli anni precedenti tenta la svolta sentimentale. Il risultato è che sembra la Tatangelo. Boh, sarà l’effetto X Factor.
Matia Bazar: Silvia Mezzanotte, la cantante, è vestita come la strega di Biancaneve. Infatti canta “Sei tu che mi hai rubato il cuore“, probabilmente rivolta al cacciatore. Chissà come ci rimarrà male quando scoprirà che si tratta del cuore di un cerbiatto.
I presentatori:
Morandi è sempre Morandi, simpatico ma ha dei tempi comici orribili quando fa la spalla, riuscirebbe a dire male anche la barzelletta: “Un signore entra in un caffé. Splash!“. Probabilmente direbbe: “Un signore entra in un caffé, a prendere il latte“.
Rocco Papaleo. A disagio all’inizio, poi prende confidenza e fa giustamente la sua parte. Se non fosse che gli hanno dato il ruolo dell’allupato, sarebbe ottimo. Se parte l’escalation dell’allupamento a fine festival cercherà di accoppiarsi con il maestro Vessicchio.
Belen e Canalis: chiamate come sostitute, nasce il sospetto che abbiano spezzato apposta il collo a quella povera disgraziata della valletta designata. Si vocifera che Pippo Baudo mediti di spezzare le dita a Morandi, visto che il sistema funziona.
E adesso il vero protagonista della serata: Adriano Celentano!
Viene introdotto da una ricostruzione della guerra in cui vengono uccise circa 180 comparse, compresi due violinisti e un clarinettista. Tra fuochi e fiamme, entra l’Adriano nazionale, e subito se la prende con una categoria che sta rovinando l’Italia: i fonici delle parrocchie. A suo dire i preti predicano male perché in chiesa l’audio non si sente bene. Ora, invece di venire a dirlo a tutti noi, perché non ha chiamato semplicemente un tecnico che regolasse il volume?
Ma questo è solo l’inizio, perché ce n’è stato per tutti: Famiglia Cristiana, Avvenire, la Merkel, Sarkozy, Monti, Montezemolo, Aldo Grasso, i Teletubbies, i saltatori con l’asta ed Elliott il drago invisibile. A un certo punto si alza Pupo (Pupo!) dal pubblico per rappresentare il contraddittorio. Se c’è uno che meno di tutti gli altri rappresenta il contraddittorio nel mondo, questo è Pupo. Probabilmente riuscirebbe a perdere in un dibattito anche contro Jimmy il Fenomeno.
Il confuso monologo di Celentano, intervallato da canzoni, dura più o meno un’infinità. Per darvi un’idea della lunghezza, nel tempo in cui Celentano si è esibito a Sanremo io avrei potuto cucinare una spaghettata per 12 persone, rifare il letto a tutti gli ospiti dell’Hotel Mirabella di Rimini, sostenere l’esame per la patente (teoria e pratica), perdere la verginità, riacquistare la verginità, terminare 5 partite di Risiko e chiedere un mutuo in banca, ripagandolo con gli interessi. E mi sarebbe avanzato ancora del tempo per sentirlo cantare Prisencolinescionenciusol.
Momento topico della serata: al secondo cantante, va in palla il sistema di votazione. Cercano di sostituirlo con dei fogli di carta, dei bussolotti colorati, l’alzata di mano, l’applausometro, il semaforo della Corrida, il voto a scrutinio segreto ponendo la fiducia, ma niente da fare. Alla fine annullano tutto e fanno passare tutti i cantanti alla seconda puntata. Proteste dal pubblico, in Grecia hanno dimenticato la crisi e sono scesi in piazza a protestare per solidarietà con la giuria demoscopica. Io me la sarei giocata ai rigori.
Scambio memorabile della serata tra me e mia moglie:
Moglie: “Qual è la durata media di vita in Italia?”
Io: “Boh, 80 anni”
Moglie: “Bene, questa è la 62esima edizione, vuol dire che di Sanremo ne dobbiamo vedere solo altri 18, e poi basta.”