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Scott Rosenberg su Harvey Weinstein: “Siamo tutti colpevoli, tutti sapevamo”

La vicenda di Harvey Weinstein sta facendo ancora molto discutere, sollevando un vero e proprio movimento sui social.

Moltissime donne, anche non direttamente legate al suo caso, hanno scelto di denunciare le molestie o gli abusi subiti. Per quanto riguarda Harvey Weinstein, l’ultima vittima ad aver parlato, in ordine cronologico, è stata Lena Headey. L’attrice de “Il Trono di Spade” ha rivelato di essere stata molestata per due volte dal produttore, l’ultima ha pianto, impaurita, quando Weinstein le disse di non parlarne con nessuno, nemmeno con il suo manager o il suo agente. In tutto questo caos di accuse e opinioni, l’unica voce fuori dal coro è stata quella dello sceneggiatore Scott Rosenberg.


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Con estrema onestà, per quanto sia possibile criticarlo, Rosenberg ha ammesso che era a conoscenza delle abitudini di Harvey Weinstein. Non sapeva che fosse così violento, ma che avesse un’attrazione malsana verso le donne sì. E lui, come altri, ha deciso di tacere, perché doveva molto al produttore. La sua carriera era in ascesa quando lo ha incontrato, Scott Rosenberg ha definito Weinstein “la gallina dalle uova d’oro“. Riempiva lui, come molti altri, di regali e pur di non rinunciarvi, lo sceneggiatore ha preferito fare finta di niente.


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Nel lungo messaggio pubblicato su Facebook e poi cancellato, Rosenberg ha detto di essere molto dispiaciuto e di sentirsi in colpa per non aver parlato. Ma non ha avuto paura di ammettere che ha scelto di assecondare il potere piuttosto che parlare. Riferendosi ai fratelli Weinstein, Rosenberg ha fatto un elenco di progetti che gli approvarono tra la metà degli anni Novanta e i 2000, la “Golden Age”, come lui stesso la definisce: “Loro mi hanno dato la mia carriera“. Lo sceneggiatore ricorda i numerosi festival, i viaggi e i benefici che ha avuto nel corso del tempo grazie ad Harvey Weinstein, dagli spettacoli d Broadway al Super Bowl, passando per camere d’albergo.

Lasciate che vi dica una cosa. Siamo perfettamente chiari su una cosa: tutti lo sapevano. Non che stuprasse. No, quello non lo abbiamo mai sentito dire. Ma sapevamo di un comportamento abbastanza aggressivo che era piuttosto deprecabile. Sapevamo della sua brama, il suo fervore, il suo appetito. Non c’era niente di segreto sulla sua vorace rapacità, come un orco ingordo uscito da una storia dei Fratelli Grimm. A tutte faceva vaghe promesse su potenziali ruoli al cinema. E, questo andrebbe fatto notare: ce ne sono stati molti che sono capitolati di fronte al suo fascino ingombrante. Volentieri. Il ché ha sicuramente contribuito a gettare la sua fetida rete ancora più lontano.

Scott Rosenberg condanna i gesti di Harvey Weinstein ma si mette tra i colpevoli e, senza fare i nomi, tira in ballo tutti quelli che lo sapevano e si sono finti meravigliati.

Volete sapere perché sono sicuro che sia vero? Perché ero lì. E vi ho visti. E ne ho parlato con voi. Voi, i grandi produttori; voi, i grandi registi; voi, i grandi agenti; voi, i grandi finanziatori. E voi, i grandi capi dello studio rivale; voi, grandi attori; voi, grandi attrici; voi, grandi modelle. Voi, grandi giornalisti; voi, grandi sceneggiatori; voi, grandi rockstar; voi, grandi ristoratori; voi, grandi politici.


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Rosenberg non risparmia nessuno, dopotutto è risaputo che Harvey Weinstein fosse influente in qualunque ambito:

Ancora, forse non sapevamo del disaccordo. Della gravità della cosa. Degli stupri. Non che le spingesse contro il muro. Ma sapevamo qualcosa. Che c’era del marcio.

Anche lo sceneggiatore ammette che avrebbe potuto fare poco visto il potere del produttore. Ha ricordato anche che le attrici hanno scelto di parlare e che se ci avessero provato, gli agenti stessi avrebbero consigliato loro di tacere. Ricorda che Harvey Weinstein è stato colui che ha portato molti di loro – dell’elenco di cui sopra – ai Golden Globes, di avergli presentato persone molto importanti, di aver fatto molti regali, di averli fatti divertire:

Tutti sapevano. Ma tutti si stavano semplicemente divertendo molto. E facevano dei bei lavori, facevano dei bei film. Come si suol dire: avevamo bisogno delle uova.

E Weinstein, già definita “Gallina dalle uova d’oro”, era pronto a dargliele:

Ok, forse non ne avevamo davvero bisogno. Ma ci piacevano davvero, davvero, davvero, davvero TANTO quelle uova.


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Il lungo post si conclude con le scuse di Scott Rosenberg per non aver parlato prima e il ricordo di una telefonata di Harvey Weinstein, ricevuta poche settimane fa. Lo sceneggiatore spiega che per questioni lavorative si erano allontanati dai primi 2000, ricevere la telefonata gli fece uno strano effetto anche perché Weinstein sembrava strano e malinconico. In seguito, dopo lo scandalo, Rosenberg ha rimesso insieme i pezzi e si è reso conto che il produttore sapeva che sarebbe esploso il caos, che sarebbe stata la fine di un’era. Un’era, ci viene da aggiungere, fatta di corruzione, economica e morale.

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