Nuova decade, nuove regole. Mica tanto. E’ tornato in sala proprio questo fine settimana Wes Craven con il suo “Scream 4“, film che lascia con il dubbio finale: mi è piaciuto oppure no? Perché se da una parte la voglia di ribaltare tutto del regista potrebbe sembrare originale e convincente, dall’altro troviamo una sceneggiatura che a tratti scade nel penoso e performance di attori che farebbero meglio a cambiar mestiere.
Ormai sono passati tantissimi anni dagli omicidi che hanno reso celebre Sidney Prescott (Neve Campbell), ormai diventata autrice acclamata. La sua ultima fatica “Fuori dal buio” è appena uscito e Sidney fa ritorno a Woodsboro per promuoverlo. La cittadina, casualmente, è l’ultima tappa del suo tour promozionale e sempre casualmente, si festeggia l’anniversario in salsa horror dell’avvento di Ghostface, personaggio che ha ammaliato in particolar modo i liceali e il cui non-volto campeggia dappertutto. A Woodsboro Sindey ritrova lo sceriffo Riley (David Arquette) adesso alle prese con le continue provocazioni della collega, e Gale (Courtney Cox), moglie di Riley, che perà ha una grandissima crisi creativa e non riesce più a scrivere. Oltre ai veterani, in “Scream 4” subentrano i nuovi personaggi, tutti adolescenti, a partire da Jill Roberts (Emma Roberts, complimenti per l’originalità dei nomi!), cugina di Sidney e l’amica Kitby (Hayden Panettiere). A scuola una coppia di aspiranti giornalisti, lancia le nuove regole della comunicazione attraverso internet ed una webcam indossata perennemente, per non far perdere allo spettatore nemmeno il minimo dettaglio della realtà. Con l’arrivo di Sidney, Ghostface torna nuovamente a colpire, la scrittrice viene rinominata “L’angelo della morte”, ma la polizia non riesce a scoprire chi si nasconde questa volta dietro la maschera dell’assassino, almeno non in tempo. Wes Craven ha tentato la via dell’originalità, aiutato dallo sceneggiatore Kevin Williamson, così il film si apre come “un film nel film”, con tanto di cameo di Anna Paquin e Kristen Bell. Giovani, biondissime e avvenenti ragazze che criticano i film horror e poi finiscono puntualmente uccise, per poi farci scoprire che in realtà sono altre ragazze a guardarle morire. Il film ha inizio con le urla standard del mondo dell’horror, quelle che ormai hanno annoiato e che danno vita a reality come “Scream Queens” per la ricerca dell’urlatrice perfetta da mandare nella saga di Saw. La critica al mondo horror parte proprio dalla macelleria della suddetta saga, che mostra torture e sangue in maniera totalmente gratuita, offrendo il colpo di grazia al genere cinematografico più scontato che ci sia. Partendo da questo presupposto, si pensa automaticamente che Wes Craven tenti per una volta di distaccarsi dagli stessi cliché che lui stesso ha contribuito a generare, ma il movimento è talmente rischioso che il regista ricade nella sua stessa trappola. Tra battute comiche mal riuscite e personaggi poco delineati, “Scream 4” scorre in maniera non troppo pesante, ma nemmeno troppo avvincente. E’ vero, le regole sono cambiate. Wes Craven non dimentica di lanciare una critica poco velata alla società odierna e all’importanza di internet e dei social network, critica che ormai compare in qualsiasi lavoro ci venga proposto. Insieme a questa, c’è anche la critica al mondo giovanile, rimarcata da una contrapposizione tra vecchie e nuove star, che ci mostra adolescenti disposti a fare qualunque cosa pur di ottenere notorietà. Nulla che non abbiamo già visto. La morte, sostanzialmente, si sposta sulla dimensione web, queste sono le nuove regole del gioco. Il problema rimane l’inespressività di Neve Campbell, che più che spaventata sembra quasi scocciata di esistere sul set del film, come se le avessero puntato una pistola alla tempia per farla recitare. David Arquette con tanto di baffo appare alquanto ridicolo, in particolar modo per i brevi siparietti che gli vengono affidati, gli stessi che lasciano dubitare sul termine “horror”, forse inappropriato per “Scream 4”, nonostante il sangue. Courney Cox è una donna che si avvia verso la menopausa, è frustrata e insoddisfatta su tutti i fronti, la sua mala recitazione rende bene l’idea. Le coltellate annoiate dei protagonisti, insomma, non rendono la visione della pellicola un grandioso spettacolo. Consideriamo anche che Emma Roberts è considerata una delle attrici più promettenti della sua generazione, come se il fatto di essere la nipote di Julia Roberts possa essere una buona motivazione per saper recitare. L’unico personaggio che realmente intriga è quello di Hayden Panettiere, troppo poco credibile nei momenti di “spavento acuto”, che segue la scia di tutti i suoi colleghi. Complessivamente Wes Craven si sarebbe potuto risparmiare l’opera, ma visto che proprio ci teneva a lanciare l’ennesimo sequel innovativo, con al suo interno una critica sferrata proprio ai sequel ed un’attenta analisi nei confronti di remake con tanto di micro-lezioni sulla storia del cinema dell’orrore, gli concediamo la sufficienza, quantomeno per le tematiche e l’impegno, anche se scarso.