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Serie A, il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto

Siamo alla fase cruciale della stagione in Serie A, siamo all’ultimo step che pare anticipato rispetto alle previsioni di quest’estate. Tuttavia gli ultimi 20 minuti di Roma-Juventus hanno detto poche cose ma in modo netto e conciso. La Juventus è la squadra più forte in questo momento e i punti di vantaggio sulla Roma sono veritieri, ma il vantaggio costruito da madama è molto probabilmente figlio di una gestione diversa e più condizionata, da parte di Rudi Garcia sui suoi uomini.

Gli ultimi venti minuti del match di ieri sera hanno fatto capire anche al più nostalgico tifoso giallorosso che, se vuoi competere con una squadra quadrata e impenetrabile, dal punto di vista del rendimento, come la Juventus devi attingere da tutte le tue forze senza guardare nomi o cognomi di chi hai in rosa. Non è un caso infatti che il miglior calcio espresso dalla Roma nel finale di partita sia avvenuto dopo i cambi di Francesco Totti e Daniele De Rossi.

Francesco Totti e Daniele De Rossi in panchina | Foto Twitter
Francesco Totti e Daniele De Rossi in panchina | Foto Twitter

Nessuno discute la classe e l’immensa portata caratteriale che ha la presenza del capitano giallorosso in campo, tuttavia se la condizione ballerina di Totti non è al top in una sfida così importante forse è meglio far giocare chi tecnicamente è più debole ma può portare maggiore dinamismo. La stessa cosa vale per De Rossi, in 20 minuti ha fatto due entrate sulle gambe degli avversari che, se fosse stato un match di coppa europea, sarebbero stati sanzionati con due gialli e la conseguente espulsione, segno di una esagerata foga agonistica e di poca tranquillità nell’affrontare l’avversario. Oltre a questo i giocatori giallorossi, tutti, dovevano fare la partita della vita per riaprire il campionato a cominciare proprio dai due calciatori simbolo ed invece la riscossa è avvenuta da chi è partito dalla panchine e la rete che ha riaperto il match è arrivata dal giocatore più saggio e che per tutti i novanta minuti è apparso più tranquillo, al pari proprio dell’avversario.

La lite tra il primo ed il secondo tempo tra Holebas e De Sanctis poi, aumenta la sensazione che per la Roma era la partita della vita nella testa dei giocatori, ma che non sono riusciti a trasformare quanto avevano in testa sul terreno di gioco, segno di grande inferiorità nei confronti di chi ormai da tre anni è regina indiscussa della Serie A e che pur cambiando tecnico e modulo di gioco (non ieri sera) ha una capacità mentale di mangiarsi l’avversario, chiunque esso sia, mostruosa almeno in Italia.

Il bicchiere è mezzo pieno per i giallorossi perché in quei venti minuti finali hanno l’esempio di quello che devono fare nelle prossime partite, correre, aggredire, segnare, vincere riposarsi e poi ricominciare. Ma è una cosa che si può fare solo se hai fiducia dei tuoi mezzi e se usi le energie di tutti senza badare ai cognomi di chi hai in rosa, in questo Garcia la scorsa stagione era stato bravissimo, in questa sembra diventato succube delle scelte. Ad inizio stagione guardando qualitativamente le due rose tutti eravamo d’accordo nel dire che la Roma aveva raggiunto la Juventus, poi però una ha sfruttato tutti i suoi uomini compresi quelli che sembravano perduti per sempre (Pepe) l’altra no.

Per la Roma il bicchiere è mezzo vuoto perché nello scontro diretto in casa ha perso l’occasione di togliere punti alla Juventus e staccare il Napoli, due piccioni con una fava, inoltre ha dato un altro punto di vantaggio ai bianconeri. Perché se il campionato di Serie A finisse a pari punti gli scontri diretti diventerebbero determinanti, quindi oggi la Roma deve finire la stagione con un punto in più della Juventus quindi da 9 punti siamo passati a 10.

La Juventus vede il bicchiere mezzo pieno perché ha tenuto a bada la lupa che abbaiava famelica nel suo terreno di caccia e ne esce come detto con un altro piccolo margine di vantaggio. L’aver giocato la partita di ieri, in casa della Roma, senza Pogba e Pirlo essere andata in vantaggio per prima e aver rischiato di chiudere definitivamente il discorso è un’iniezione incredibile di autostima.

Al tempo stesso resta anomalo per la Signora vedere il bicchiere mezzo vuoto, dopo tre anni di successi e di consapevolezze, ma la verità è che a questa squadra manca il killer instinct fatale, quello che dopo la rete di Tevez avrebbe fatto scattare la molla e avrebbe definitivamente ucciso il campionato di Serie A. In Italia potrebbe essere un piccolo problema ma in Europa questo fattore potrebbe essere determinante a cominciare dal ritorno di Champions League a Dortmund, perché la Juventus a Torino aveva avuto le occasioni per chiudere il discorso qualificazione anticipatamente e non lo ha fatto. Il dato positivo su cui deve lavorare Allegri è che se la Juventus gioca in modo tranquillo e con la testa sgombra in casa della Roma può fare altrettanto in casa dei tedeschi e allora di conseguenza il killer instinct può arrivare quando meno te lo aspetti e potrebbe ulteriormente trasformare questa squadra.

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