Shark 3D (titolo originale il più fedele “Bait”) è una pellicola australiana che, utilizzando la tecnologia tridimensionale ci propone una visione stereoscopica del pesce predatore. Una rivisitazione, l’ennesima, dell’originale messa in scena di Steven Spielberg del 1975. La regia del film è firmata da Kimble Rendall che dirige un cast dove spiccano i nomi di Xavier Samuel (“The Twilight Saga: Eclipse”) e Julian McMahon (Christian Troy nella serie “Nip/Tuck”). La pellicola, presentata fuori concorso alla sessantanovesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è uscita il 5 settembre nelle sale nostrane.
Il film
Un piccolo paese dell’Australia viene sconvolto dall’arrivo di un violento Tsunami che “interrompe” una drammatica rapina alle casse di un supemercato. Proprio all’interno di quest’ultimo si crea un microcosmo di sopravvissuti che si troverà costretto a collaborare per trovare una via di fuga. Gli ingressi del market sono però bloccati dai cumuli di macerie e alcuni fili elettrici si avvicinano pericolosamente al pavimento ormai completamente allagato. Ma il peggio deve ancora venire: il maremoto ha letteralmente trasportato un grosso squalo bianco all’interno del supermercato…
Giudizio sul film
La pellicola inizia con un prologo drammatico che però ben ci indirizza sulla qualità della pellicola: Josh, il protagonista, è costretto ad assistere alla morte del suo migliore amico avvenuta per mano, pardon per bocca, di un famelico e gigantesco squalo bianco che fuoriesce dall’acqua entrando direttamente in sala con gli spettatori. Eh sì, miracoli del 3D. Dopo alcuni mesi Josh ha completamente abbandonato la sua carriera da guardiaspiagge per dedicarsi a un monotono e meno impegnativo lavoro come scaffalista all’interno di un market. Una mattina sul posto di lavoro incontra Tina, la sua ex ragazza appena tornata da Singapore con un baldo malese al seguito ed assiste a un tentativo di rapina rapidamente degenerato in un omicidio ai danni di una ragazza. Improvvisamente una terribile onda distrugge tutto sommergendo il supermercato e causando numerosi morti. Resteranno vivi Josh, Tina e il compagno malese, un poliziotto con figlia cleptomane, e i due rapinatori. Nel garage per clienti, posto sotto al market, gli unici sopravvissuti sembrano invece essere una coppia, e il fidanzato della cleptomane, da poco licenziato a causa delle “attività” della compagna.
Due spazi – completamente allagati – e un microcosmo di sopravissuti che si ingegnano per trovare una possibile via d’uscita. E lo squalo? Tranquilli non tarderà ad arrivare ponendo le basi per la traformazione del film in una storia di sopravvivenza tra uomini natura ed animali. Ah, dimenticavamo: il simpatico animale è in compagnia di un collega e molto ben organizzati hanno deciso di occupare un piano a testa.
Facciamo una premessa: si parte da una idea originale ed originaria di valore. No, avete ragione: originale una storia di squali? Ebbene si poiché, almeno in questo caso, la pellicola viene “ingabbiata” tra quattro mura (facciamo otto con il garage) e non negli immensi spazi oceanici. L’accoppiata tsunami-squalo poi conferisce alla pellicola un velato retrogusto moderno sul valore della natura e sugli abusi del genere umano a quest’ultima e al genere animale. Anche il 3D ci convince e in alcune sequenze si conferma sicuramente un valore aggiunto. Una pellicola consigliata? Non proprio, perché nonostante tutto non è drammatica, non fa ridere, e non mette poi nanche così tanta paura. Un ibrido piatto e abbastanza noioso con personaggi stereotipati (dal ragazzo con i sensi di colpa, all’amore ritrovato, dal rapporto ricucito tra padre e figlia al rapinatore pentito, dalla bionda avvenente e appassionata di scarpe all’ex secchione eroico) e squali in naftalina che ci regalano ben pochi momenti di terrore puro se escludiamo un paio di attacchi con relativo pasto umano. I suggestivi scenari australiani – pre e post tsunami – risultano, invece, piuttosto marginali non imponendosi come valore aggiunto.
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