Arriverà nelle sale italiane il 28 maggio “La regina dei castelli di carta”, il terzo ed ultimo capitolo della saga letteraria “Millenium” pubblicata dallo scrittore scandinavo Stieg Larsson tra il 2005 e il 2007. A interpretare l’imbronciata e affascinante hacker Lisbeth Salander sarà sempre l’attrice svedese di origini spagnole Noomi Rapace, già eroina dei due capitoli precedenti girati nel 2009, “Uomini che odiano le donne” e “La ragazza che giocava con il fuoco”. Ritroveremo anche gli altri due attori principali, Michael Nyqvist nei panni del giornalista Mikael Blomkvist e Lena Endre nelle vesti di Erika Berger, ma questa volta l’eroina Salander acquisterà un peso da protagonista indiscussa. Non a caso Noomi Rapace sembra essersi allenata ulteriormente per calarsi fino in fondo nel ruolo di Salander, dal momento che dichiara: “Ho capito di essere riuscita ad entrare nel personaggio quando gli amici non mi riconoscevano più, mio marito mi evitava e mio figlio mi chiedeva perché volessi diventare un maschio“. Nell’algida capitale svedese, Lisbeth Salander si ritrova immobilizzata in un letto di ospedale, incapace di alzarsi a causa di una pallottola conficcata in testa. Il suo passato è diventato scomodo e pericoloso, perché nasconde un segreto in grado di far crollare potenti organismi segreti in un batter d’occhio. Così Salander è tenuta ben rinchiusa in manicomio e viene dichiarata pazza. Ma l’amico giornalista Mikael Blomkvist è deciso ad andare fino in fondo e, dopo aver scoperto terribili dettagli sull’infanzia di Salander, intende mettere da parte i compromessi e pubblicare su Millenium (un immaginario giornale di denuncia che ricorda da vicino la rivista anti-razzista Expo, di cui Stieg Larsson fu fondatore) un articolo capace di smascherare le perversioni del governo e dei servizi segreti. Realtà e fantasia tornano ad intrecciarsi, insieme ai temi cari a Larsson: il giornalismo di inchiesta, intrighi, complotti, deviazioni della società contemporanea e corruzioni del sistema politico. Ma, soprattutto, ritornerà con più forza il tema della violenza contro le donne per mano di uomini che la praticano, la tollerano, la difendono o la nascondono. E, in fondo, ci sarà anche spazio per un messaggio consolatorio: le macchinazioni del potere sono solo castelli di carta pronti a cadere ai piedi della verità. Vedremo se questa volta la regia di Daniel Alfredson saprà convincere sia i comuni spettatori che i fan della trilogia di Stieg Larsson, dal momento che il capitolo precedente era stato accolto molto tiepidamente sia dalla critica che dal botteghino e ancora si ricorda, come trasposizione maggiormente convincente, l’episodio fondativo “Uomini che odiano le donne” diretto da Niels Arden Oplev (tanto che il regista David Fincher aveva annunciato di volerne fare un remake hollywoodiano). Ci auguriamo che “La regina dei castelli di carta” sia una degna chiusura della saga “Millenium”, che a livello cinematografico ha sempre ottenuto una notorietà decisamente inferiore rispetto ai romanzi da cui è tratta, che sono venduti in milioni di copie in tutto il mondo.