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SIAE contro il cinema per i diritti delle canzoni nei trailer

Non c’è poi molta differenza tra Stati Uniti ed Italia, quando si parla di certi argomenti, ne stiamo avendo dimostrazione proprio in questi giorni. Circa una settimana fa vi avevamo parlato della legge S.978, che è attualmente in fase di approvazione al Congresso americano, e delle relative polemiche che ne sono seguite. Il nodo centrale della discussione vede protagonista internet e l’usanza che molti utenti hanno fatto propria di registrare nell’intimo della propria casa cover di canzoni famose da condividere poi in rete. Per la legge S.978 tale pratica è da considerarsi al pari del downolad illegale, dal momento che i diritti sulle canzoni coverizzate non vengono pagati, quindi da proibire. Il popolo del web si è pronunciato, ovviamente schierandosi contro l’approvazione di tale legge, ritenendola ridicola. Dall’altra parte della barricata due grandi associazioni, la Recording Industry Association of America (Riaa) e la Motion Picture Association of America (Mpaa), rispettivamente gli esponenti dell’industria discografica e cinematografica statunitensi. Cinema e musica negli U.S.A. vanno a braccetto a supporto di questa legge. Lo stesso non si può dire, invece, per l’Italia, dove è sorta in questi giorni una polemica analoga, ma che vede contrapposte le due parti protagoniste oltreoceano. A sollevare la polemica è infatti la Società Italiana Autori ed Editori, alias SIAE, che ha inviato a siti e blog una ufficiale lettera di riscossione. Il problema risiederebbe nei trailer dei film, i quali vengono creati e condivisi con il preciso scopo di pubblicizzare la pellicola che rappresentano.

Logo SIAE
Ciò che la SIAE reclama è un abuso dei brani musicali che vengono utilizzati come sottofondo ai vari spezzoni che montati assieme vanno a comporre il trailer. Solitamente, infatti, vengono scelte canzoni che non sono comprese nella colonna sonora ufficiale del film, quindi da un punto di vista formale i diritti su tali canzoni non sono pagati. Se andiamo, poi, a considerare con quale frequenza i trailer vengano visionati dagli utenti dei siti in cui sono stati pubblicati, ne consegue che i soldi che in questo modo non entrano nelle casse della SIAE non sono proprio pochi. C’è crisi, la musica, meglio, l’industria musicale la vive in maniera particolarmente forte, visti i mezzi di download illegale e la pirateria che vanno a minarla. La SIAE, però, non si è limitata a criticare e nemmeno ha voluto proibire tale pratica, bensì ha avanzato una proposta ben precisa: siti e blog dovranno pagare una quota trimestrale minima di 450 euro per pubblicare in streaming fino a 30 trailer. Ovviamente, più alto sarà il numero di trailer, maggiore sarà la cifra da pagare al termine dei 3 mesi. Dalla tassa vengono esclusi soltanto i siti non commerciali, ovvero che non presentano pubblicità nelle loro pagine. Praticamente uno ogni 2 milioni circa, giacchè quasi tutti riescono a rimanere aperti solo grazie ai banner. Vengono inclusi tra i 30 (o più) trailer pubblicati anche quelli non direttamente riportati, ma di cui viene apposto il link da seguire per la visualizzazione su Youtube o altro sito di provenienza. Questa norma non è stata imposta dalla SIAE improvvisamente, ma è frutto di un accordo che la stessa ha siglato il 17 Gennaio scorso con alcune associazioni cinematografiche aderenti, quali Anec, Anem, Acec e Fice. Molti siti hanno quindi eliminato repentinamente i trailer che avevano pubblicato, ma tale regola pare debba essere applicata anche alla passata pubblicazione: pertanto se un sito ne ha pubblicati alcuni prima dell’entrata in vigore della norma e poi li ha tolti, deve pagare la quota trimestrale come se fossero ancora visibili. Immediata la replica da parte del popolo di internet, che non ne vuole sapere di tassarsi per (cito testualmente) “l’utilizzazione attraverso i siti dei locali cinematografici delle opere musicali tutelate dalla Siae”. E man forte viene data contro questo provvedimento della SIAE anche dallo stesso mondo del cinema, di cui alcuni esponenti hanno espresso la loro opinione. Carlo Vanzina ha commentato: “Mi sembra che la decisione di tassare i trailer in Rete sia sbagliata. Soprattutto è lesiva per la diffusione dei film in uscita tra il pubblico degli utenti cinematografici. Spero che la Siae rifletta meglio e cancelli questa norma ingiusta e anacronistica”. Massimo Boldi aggiunge: “La tassa che la SIAE vuole applicare sui trailer dei film è ingiusta e non costituzionale, capisco che internet e’ diventato un inferno per tutti dove non ci sono regole e chiunque può metter bocca dicendo qualsiasi cosa le passi per la testa, ma chi ci lavora con internet non puo’ essere penalizzato e messo alla pari con qualsiasi capace di metter le mani sulla tastiera. Perchè invece la SIAE non fa un accordo con le agenzie e le major e perseguiti invece chi fa abuso della musica e dei diritti d’autore con pene al limite della denuncia penale”. Anche il regista Paolo Virzì si è pronunciato: “Voglio pensare che sia solo una distorsione giornalistica. Altrimenti sarebbe un’iniziativa più insensata che goffa. Dimostrerebbe di esser stata concepita da chi non ha idea di cosa sia la Rete. E finirebbe suo malgrado per danneggiare la circolazione e la promozione dei film”. Insomma, questa norma, così come la legge americana S.978 di cui vi parlavo all’inizio, non piace a nessuno se non a chi l’ha fatta. Certo, tutti noi capiamo i motivi che hanno spinto la SIAE a prendere un provvedimento simile, ma forse pur giusto è sbagliato. Il rischio che si corre in questo modo è che i siti, che già fanno fatica a tirare avanti con tutte le tasse e le spese in cui incorrono, non riescano a far fronte a questa ulteriore tassa e si prendano di conseguenza la decisione di non pubblicare trailer cinematografici. Internet, il tanto criticato quanto amato internet, è una realtà forte nonchè mezzo di informazione che va soppiantando giornali radio e, strano ma vero, televisione. Se il web smettesse di pubblicare i trailer, i film verrebbero pubblicizzati con un impatto molto minore: ci lamentiamo continuamente di come le sale cinematografiche vengano riempite molto di rado e la pubblicità e l’anima del commercio. Lascio a voi fare due più due, partendo da queste semplici considerzioni, cui probabilmente sarete già arrivati da soli. La crisi c’è e colpisce tutti i settori, comprendiamo le difficoltà e le scelte talvolta impopolari, ma necessarie per farvi fronte, ma forse in questo caso specifico sarebbe il caso di tornare sui propri passi e riflettere su una soluzione alternativa, che possa fungere da giusto compromesso per tutte le parti coninvolte. L’arte, che sia musica o cinema o teatro o pittura, l’arte in ogni sua forma deve essere preservata ed in momenti come questi deve autopreservarsi. Ed è giusto che venga condivisa (in modo legale, è sottinteso) dal pubblico più ampio possibile, sfruttando tutti quei mezzi che le si mettono a servizio, internet compreso. Noi ci occupiamo di musica, mi viene quindi spontaneo citare una canzone e lasciar concludere questo mio lungo parlare ai Pink Floyd: “Hey tu! Non dirmi che non c’è più alcuna speranza/Insieme resteremo in piedi, divisi cadremo”.

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