Dopo i riscontri positivi ottenuti con “La banda del brasiliano“, il Collettivo John Snellinberg si cimenta in un film a due episodi, “Sogni di gloria“.
E’ l’ultimo film che vede protagonista Carlo Monni, scomparso un anno fa, al quale partecipano anche Gabriele Pini, Xiuzhong Zhang e Giorgio Colangeli e anche se ancora a livello tecnico ci sono dei miglioramenti da apportare, la pellicola tragicomica funziona, fa ridere, sorridere e riflettere; in più è stata presentata al Rome Independent Film Festival e all’Annual International Independent Film Festival di Houston.
Nel primo episodio il protagonista è Giulio, un trentenne cassintegrato e depresso non solo dal punto di vista economico, ma anche sentimentale. La ragazza lo ha lasciato ma lui non riesce a rassegnarsi, non riesce a vedere uno spiraglio di luce nel suo futuro. E’ la zia che cerca di aiutarlo, portandolo sempre in chiesa, provando a convincerlo che con la fede tutto si possa risolvere. Ma le certezze di Giulio crollano una per una, al punto che il ragazzo decide di compilare i moduli per sbattezzarsi, creando scompiglio in famiglia. Gli zii, di comune accordo con il parroco del paese, decidono quindi di mettere in scena la finta malattia dello zio a cui Giulio è particolarmente legato, sperando di convincerlo a cambiare idea.
C’è un altro Giulio nel secondo episodio, ma in realtà il suo vero nome è Kan, è uno studente cinese che vive in Italia e studia enologia ma anche per lui il futuro appare incerto. Mentre aspetta di scoprire se potrà fare l’enologo in Cina, Giulio deve fare i conti con la fine di una storia d’amore che sembra ormai irrecuperabile. A segnare la svolta sarà il suo incontro con Maurino, un vecchio giocatore di carte che serba antichi rancori e che lo introduce nel mondo del gioco. Tra le partite e il torneo di briscola, scopa e tressette, il giovane Giulio imparerà moltissimo sul gioco delle carte, ma anche sulla vita, grazie agli insegnamenti efficaci di Maurino, impersonato da Carlo Monni.
Per quanto riguarda il primo episodio, il collettivo John Snellinberg sa raccontare bene la solitudine di Giulio, con i suoi occhi stralunati e persi nel vuoto l’attore rende bene l’idea del personaggio, senza dimenticare di tracciare dei ritratti essenziali e ben definiti di tutti gli altri personaggi che gli ruotano attorno, uno più divertente dell’altro. Nonostante questo, è il secondo episodio a risaltare maggiormente, per la presenza di un carismatico Carlo Monni nei panni di un saggio giocatore di carte che nasconde la sua vecchia ferita buttandosi a capofitto sul gioco. Piccola parte anche per Colangeli, nel ruolo dell’avvocato crudele. Ma nel film tutto ruota attorno al concetto che sia necessario riuscire a mettere ordine nel caos, esplicitato solo nella seconda parte: ed ogni cosa infatti ritorna al suo posto, che sia il karma o Dio (credete a ciò che più vi aggrada), tutto agisce secondo una logica incomprensibile per i “comuni mortali” (tranne che per Dome La Muerte!).
Divertenti le battute in toscano, che hanno sempre il loro effetto nella commedia e che evidentemente hanno funzionato anche all’estero, considerato che a Houston “Sogni di gloria” è stato premiato per il miglior film e il miglior montaggio.
Notevole la colonna sonora curata dai Calibro 35, che ben si adattano con il loro stile “vintage” alle inquadrature-omaggio al cinema di Sergio Leone. Il gruppo è sempre una garanzia, le musiche sono sempre in perfetta sintonia con le scene, molto gradevole il brano “Il tempo che non ho vissuto” interpretato da Serena Altavilla.
“Sogni di gloria” racconta delle piccole esistenze all’interno della vita di un paesino con estrema semplicità e un’ironia talvolta cruda o grottesca, racchiudendo in sé dei concetti universali che molti di noi si sentono cuciti addosso ma senza mai appesantire, regalando invece delle risate. Il film, come già detto, non è privo di errori ma rimane un pezzo di buon cinema italiano, che non richiede effetti speciali nè volgarità.