Dopo “Cado dalle nubi” e “Che bella giornata”, Checco Zalone con eventi atmosferici annessi torna ad essere il re incontrastato del botteghino con “Sole a catinelle“. Ancora una volta alla regia troviamo Gennaro Nunziante, il successo era assicurato fin dal principio, perchè Checco Zalone, al secolo Luca Medici, è diventato uno dei personaggi di punta per il produttore Pietro Valsecchi. Fino ad ora, al di là della discutibilità del film in sé, non ha sbagliato un colpo e promette di tornare a colpire ancora. “Sole a catinelle” non è un film eccelso, è la solita commedia all’italiana che ci propinano di questi tempi, a volte fa ridere davvero (molto più di altre commedie che sono state in giro per le sale ultimamente, questo è certo), altre un po’ meno ma se c’è un merito che deve andare all’accoppiata Zalone-Nunziante, è l’assenza di volgarità come tette e fondoschiena ballonzolanti per mantenere viva l’attenzione dello spettatore; le parolacce invece ci sono e pure in abbondanza.
La trama
Checco Zalone è il padre di Niccolò (Robert Dancs), sta vivendo una forte crisi economica ed anche coniugale con la moglie Daniela (Miriam Dalmazio). Nel tentativo di vendere aspirapolveri e tornare agli antichi fasti, continua a dare un’idea distorta di sé al figlio e per non deluderlo ulteriormente, gli promette che se porterà a casa tutti dieci in pagella, lo porterà in vacanza. Senza prevedere la determinazione del bambino, Checco si ritroverà a doverlo portare realmente in vacanza e mantenere, anche se con estrema difficoltà, la sua promessa. Tra un viaggio in Molise, logge massoniche, il bel panorama della Toscana e incontri inaspettati, il viaggio del nostro protagonista e del piccolo Niccolò si rivela completamente diverso rispetto a quanto avevano potuto immaginare. La trama non è nulla di complesso ma funziona ai fini della commedia, permette di realizzare molti sketch passando dal dimenticato Molise, dove la tecnologia è ancora arretrata e i paesi sono abitati solo da gente anziana, fino alla Toscana, in mezzo a gente ricca e ipocrita e film indipendenti che ottengono l’approvazione senza mai piacere a nessuno, dove padre e figlio si imbattono in Zoe (Aurore Erguy) e il problematico Lorenzo (Ruben Aprea) che ha la stessa età di Niccolò.
Giudizio
Alberghi di lusso, complotti economici, un’Italia in crisi e lavoratori in protesta, il comico e Gennaro Nunziante disegnano il quadro di un’Italia più attuale che mai al centro della quale c’è Checco, l’uomo medio, che incarna tutti i pregi e tutti i difetti del nostro popolo, con gli immancabili cliché ma anche senza annoiare troppo e senza gli “inciuci” amorosi, tradimenti a destra e a manca con donne nude in fuga da una stanza all’altra, che per nulla ci mancano, ricordi dei vecchi Cinepanettoni ormai in evoluzione. Un’evoluzione che non sta portando a nulla di buono dal punto di vista qualitativo, i contenuti sono quello che sono, banali e scontati tipici di una commediola che punta all’incasso e non tanto al cuore (o anche, ma senza star lì a pensarci troppo, ormai anche il lieto fine e il buonismo sono cosa scontata), ma se dobbiamo essere del tutto onesti abbiamo visto talmente di peggio che di penalizzare Checco Zalone proprio non ci va. Se dobbiamo sguazzare nella mediocrità della commedia all’italiana, “Sole a catinelle” è la sua versione più eccelsa. E questo è tutto dire, ma pensare al resto fa venire i brividi.