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Sono solo canzonette: Panic – The Smiths

Panico per le strade di Londra. Panico per le strade di Birmingham. È il 1986 e The Smiths fanno uscire “Panic”. Il pezzo non è contenuto in nessun album in studio del gruppo – è stato integrato nella raccolta “Louder Than Bombs” e in “The World Won’t Listen” del 1987 – ma è molto conosciuto, soprattutto per lo scalpore che ha destato.

Siamo negli anni Ottanta, a cavallo tra la fine della disco music e l’ascesa definitiva del pop. E siamo nel 1986, anno in cui avviene la catastrofe di Černobyl. Nei giorni in cui si parla del disastro alla centrale nucleare, Johnny Marr e Steven Patrick Morrissey stanno ascoltando Radio 1 della BBC. Il DJ britannico Steve Wright parla dell’accaduto e subito dopo la tragica notizia lancia una canzone: è “I’m Your Man” degli Wham!, un brano non troppo in linea con la drammaticità degli eventi annunciati. E la cosa non piace per niente a Marr e nemmeno a Morrissey. Oggi siamo abituati a vedere personaggi in tv e sui social parlare di argomenti piuttosto forti, alternati a marchette pubblicitarie, ma nel 1986 non era proprio così. Allora i due decidono di scrivere “Panic”. O almeno, questa è la versione della storia raccontata da Johnny Marr. Abbastanza credibile, se si considera che Morrissey, durante i live, cantava “Panic” indossando una maglia con su stampata la faccia di Steve Wright. E che sul vinile è incisa la frase “I DREAMT ABOUT STEW LAST NIGHT”. Se anche qualche dettaglio della storia non dovesse essere perfettamente aderente alla realtà, una cosa è certa: Wright e Morrissey non si piacevano affatto e il cantante degli Smiths non aveva apprezzato il fatto che il gruppo fosse snobbato dal DJ, che aveva altre preferenze musicali. Con la dolcezza e la simpatia che lo contraddistinguono, Morrissey pensò di associare la figura di Wright a un’esclamazione-ritornello non proprio lusinghiera.

La canzone, dalle sonorità jangle pop, è una denuncia all’avanzare inarrestabile della musica pop e contro la figura del DJ. Nella prima parte del brano, Morrissey parla di panico e caos diffusi tra la Gran Bretagna e l’Irlanda, menzionando diversi luoghi: Londra, Birmingham, Grasmere, Carlisle, Leeds, Dublino, Dundee e Humberside. Nella seconda parte chiarisce che il caos è determinato dalla diffusione della musica pop che, a suo dire, “non mi dice niente sulla mia vita”. Per cercare di porre fine a questo avanzare del vuoto della musica pop, la soluzione per Morrissey è quella di bruciare le discoteche e impiccare il DJ (il giornalista Nick Kent ha definito “Panic” terrorismo rock). Nel caso in cui non fosse abbastanza chiaro, nel brano viene ripetuto più e più volte “Hang the DJ!”, con tanto di accompagnamento di coro dei bambini: “Impiccate il DJ!”. Era prevedibile che la canzone degli Smiths avrebbe scosso un po’ l’opinione pubblica e avrebbe fatto storcere il naso a qualcuno.


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Le accuse di razzismo

Sono arrivate anche le accuse di razzismo, perché “Panic” è stato considerato un brano rivolto contro la black disco-music, ma gli autori hanno rimandato le accuse al mittente. Le accuse di razzismo non arrivano dal nulla: sul finire degli anni ’70, infatti, si era sviluppato un movimento anti-disco e tra gli slogan utilizzati c’erano “Disco sucks” e “Death to disco” erano diventati popolari soprattutto tra artisti rock e il loro seguito – in particolare negli Stati Uniti. Questo odio per la musica disco si ripercuoteva anche su artisti che generalmente si occupavano di altri generi, come David Bowie, e che inserendo elementi disco nei loro brani venivano accusati di svendersi. La disco music aveva molti esponenti di colore, tra cui Diana Ross, Donna Summer, Gloria Gaynor, Michael Jackson, i Village People. Versi come “Burn down the disco / Hang the blessed DJ” vennero considerati come una sorta di adesione al movimento anti-disco, con una connotazione razzista di fondo. Marr, nel 1987, ha chiarito che la canzone si riferisce disco music in generale e che la canzone non ha nulla che istighi all’odio verso la black music – che non si può limitare ad essere etichettata semplicemente sotto la disco music. “Tutti quelli che si sentono offesi dalla frase “bruciate la disco”, chiederei di mostrarmi un componente di colore dei New Order!”.

Nel 1986, anno in cui uscì “Panic”, la disco music era già considerata finita da tempo. L’anno della sua “morte” è considerato il 1979: in quel periodo era già un genere in declino, ma il 12 luglio le reazioni di odio verso la disco music raggiunsero l’apice con la Disco Demolition Night. Si trattava di una manifestazione avvenuta al Comiskey Park di Chicago. Pochi mesi dopo, la disco music era sparita dalla classifica, segnando il ritorno del rock.


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Ispirazione

Panic” è la prima canzone dei The Smiths in cui c’è Craig Gannon alla chitarra. In quel periodo il gruppo stava avendo delle difficoltà con il bassista Andy Rourke, che venne mandato via a causa della sua dipendenza dall’eroina. Poche settimane dopo, Rourke fu reintegrato e a Gannon venne proposto di lasciare il basso per essere il secondo chitarrista. Durante la scrittura del brano, la scivolata del DJ Steve Wright non è stata l’unica fonte di ispirazione per Morrissey e Marr. Un orecchio attento potrà notare che la canzone è basata su “Metal Guru” dei T. Rex, pare che all’epoca il cantante ne fosse particolarmente ossessionato.

Qual è stato l’impatto di “Panic”? Nel 2000, dalle parti di Perth, in Australia, si stava formando una band indie rock che nel giro di pochi anni avrebbe riscosso molto successo. Erano i The Panics, che scelsero il loro nome proprio per la canzone degli Smiths. Lamberto Bava, nel 1987, lo ha inserito in “Demoni 2”, la canzone viene usata anche nel film “L’alba dei morti dementi” (Shaun of Dead) di Edgar Wright, uscito nel 2004.

Hang the DJ” è un ritornello conosciutissimo, ed è anche il titolo di un episodio di “Black Mirror”. L’episodio è il quarto della quarta stagione della serie tv antologica e distopica. La storia racconta una realtà distorta in cui le relazioni romantiche si basano esclusivamente sui match generati dagli algoritmi (non siamo poi tanto lontani da lì, eh?). Esistono dei digital coach e ci sono delle date di scadenza che segnano il tempo che la coppia ha per conoscersi e capire se possa esserci un futuro. Il tempo è limitato, possono essere minuti, settimane o anche anni, e all’interno di questo sistema Frank e Amy hanno solo 12 ore per stare insieme e scoprire di non voler rimanere intrappolati nel sistema degli algoritmi. “Panic” è il brano che accompagna la fine dell’episodio, oltre che l’ispirazione per il suo titolo.

Foto di copertina via Unsplash

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