E’ partita il 6 Settembre sul canale statunitense FX la quarta attesissima stagione di Sons of Anarchy, la serie creata da Kurt Sutter. Alla fine della terza i Sons vengono condannati e se ne vanno mesti mesti in carcere, non prima di aver risolto alcuni conflitti, consumato una vendetta e riuscito, dopo una (criticatissima) trasferta Irlandese, a riprendere Abel, il figlio di Jax, rapito alla fine della seconda serie. Dopo 14 mesi di carcere, i Samcro vengono rilasciati, e tornano a Charming dove incontrano vecchi nemici (il Sindaco) e nuovi (il nuovo sceriffo e un procuratore generale). Gli ufficiali stanno creando una task force segreta per incastrarli con il traffico di armi messo in piedi assieme ai russi. I Samcro intanto mostrano una sospetta apertura agli affari proprio verso i russi… troppo sospetta… Prima puntata che scorre (apparentemente) placida e rilassata. Opie e Lyla si sposano; Jax fa la proposta di matrimonio a Tara e le promette che lascerà la gang, ormai tenuta insieme, le spiega, da paura e avidità, non più da legami di fratellanza come era nel sogno di John, padre di Jax e fondatore del club. Giunti alla quarta stagione, Sons of Anarchy dimostra di non essere una bolla di sapone, ma una serie che cresce, che sviluppa al meglio personaggi e situazioni, prendendosi i suoi tempi. Così come criticatissima è stata la trasferta irlandese dell’anno scorso, necessaria per approfondire ancora meglio le psicologie dei personaggi, indagare il passato del padre di Jax, e mettere le basi per quello che succederà in questo nuovo ciclo. Adesso però si torna a Charming, e i conflitti iniziati già dalla prima stagione troveranno una risoluzione, sicuramente la più sanguinosa possibile. Era già successo per The Shield, ricordate? (sempre creata da quel genio pazzo di Kurt Sutter, che in Sons of Anarchy si ritaglia il ruolo di “Big Otto” Delaney), nell’ultima stagione trovava soluzione l’assassinio dell’infiltrato della primissima puntata. A Kurt piace divagare, imbastire molte sottotrame, ma non dubito della sua capacità di farle convergere tutte in un finale (che speriamo sia molto lontano dal venire) che sarà sicuramente al cardiopalma. Nel frattempo è un piacere ritrovare i nostri motociclisti preferiti. Tra saga familiare e gangster story la quarta stagione promette faville e di ritornare su quei conflitti familiari che hanno contrapposto Jax (leader naturale della banda) a Clay: che significato deve avere il club, gang criminale o traffici legali e filosofia alla Easy Rider? Di contorno le solite belle facce di attori e comprimari e una recitazione sempre ottima: Charlie Hunnam (Jax) è puro carattere e carisma (ascoltatelo non doppiato se potete, non ne potrete più fare a meno); Ron Perlman (Clay) un macigno che mostra inaspettate fragilità; Katey Sagal (Gemma) una mater familias forte come una tigre; Ryan Douglas Hurst (Opie) un gigante (buono? meglio non farlo arrabbiare…)… e potrei andare avanti lodando ogni singolo attore del fantastico cast. Ben calibrata in tutti i suoi elementi, dall’azione all’introspezione, Sons of Anarchy prende il posto nei cuori orfani di The Shield e Oz, presentando intrighi, doppigiochi, personaggi carismatici e il fascino sempre verde del ribelle in Harley sulle strade sconfinate d’America. Inoltre la serie ci va giù pesante con sangue e violenza, imbastendo alcuni momenti di grande tensione. Palma del serial tv più macho in circolazione. Ricordate Jack Bauer? Ecco, in confronto ai Sons è una signorinella…