Siamo andati a vedere in anteprima Spider-Man: Homecoming. Nuova tessera (la sedicesima) dell’universo cinematografico Marvel, il film è diretto da Jon Watts (che ricorderete per Clown del 2014) e interpretato fra gli altri da Tom Holland, Michael Keaton, Jon Favreau, Jacob Batalon, Zendaya, Donald Glover, Tyne Daly, Marisa Tomei e Robert Downey Jr. Ambientato subito dopo gli avvenimenti di Capitan America: Civil War, il film narra le avventure del giovane Peter Parker, diviso fra la vita da adolescente e l’impegno da supereroe.
La pellicola gode del solito comparto tecnico eccellente e gli effetti sono sempre il massimo che il denaro possa comprare. Il cast, azzeccato quasi su tutta la linea, è libero dalle imposizioni narrative che si sarebbe portato dietro un film contenente le origini del personaggio. Ormai il grande pubblico conosce a memoria la faccenda del ragno nelle sue varianti e gli estremi essenziali della genesi del personaggio e quindi si è reso superfluo adoperare un intero film per raccontare ancora da capo tutta la storia. Stando così le cose, nessuno è rimasto intrappolato nei ruoli obbligatori di quel genere di storie e si è potuto esplorare qualcosa di nuovo e più fresco. Tom Holland è adorabile nei panni di Peter Parker e rende giustizia al personaggio riuscendo a metterci anche del suo senza strafare. Michael Keaton è semplicemente il migliore sullo schermo. Perfettamente a suo agio, regala l’interpretazione di un villain per niente scontato, per certi versi uno dei più realistici che si siano visti nell’MCU, specie nelle motivazioni che lo spingono. La bellissima Marisa Tomei è una zia May credibile e simpatica, assolutamente in parte e fortunatamente non troppo vittima delle gag riguardo il suo essere molto attraente (mi aspettavo di peggio). Una menzione particolare va a Jacob Batalon che interpreta la spalla comica del protagonista senza mai eccedere, regalando alcuni momenti davvero divertenti. Il taglio che è stato dato a questo film è un po’ diverso da quello che ci si aspetterebbe dal tipico film del MCU. Alleggerito da quel pathos quasi obbligatorio che contraddistingue la maggior parte del film supereroistici, Spider-Man: Homecoming prova a esplorare una dimensione nuova, ridotta se vogliamo, ma non per questo meno interessante. La natura stessa del personaggio lo tiene “con i piedi per terra” rispetto agli Avengers, che a suo confronto sembrano degli dei che affrontano imprese commisurate al loro potere. Peter invece è un giovanissimo che ancora sta tentando di capire qual è il suo posto nel mondo e lo fa con quella che agli occhi disincantati degli adulti può sembrare immaturità, ma che in realtà è solo inesperienza. Ed è in questa semplicità che risiede il fascino del personaggio: è un ragazzo normale che cerca di fare la sua parte con tutto quello che ha a disposizione, che sembra non essere abbastanza, ma è più di quanto lui stesso sospetta.
In buona sostanza, Spider-Man: Homecoming è un bel film, intrattiene e non annoia mai, sebbene si colga qua e la qualche momento di stanca, opportunamente riempito da gag, che fortunatamente non diventano mai di troppo. Se proprio è necessario trovare dei difetti, questi risultano essere sempre gli stessi che affliggono i film dell’MCU e in particolare la spersonalizzazione del prodotto, data dall’impossibilità per il regista di lasciare la sua impronta personale sul film che risulta di conseguenza uguale a tutti gli altri. In questo caso il problema si sente molto meno, sebbene alcune caratterizzazioni siano sembrate un posticce, come a voler dire “Ehi, stavolta è diverso!” (i Ramones sono un colpo basso). Lo è, in effetti, ma non poi così tanto. Un film molto piacevole, che consigliamo.