In occasione dell’uscita in Blu-ray di “The Blues Brothers”, il film che più di trent’anni orsono ha consegnato un meritatissimo posto nella storia del cinema a John Landis, Dan Aykroyd e soprattutto al mai troppo compianto John Belushi, Universal Pictures Italia e Coming Soon Television hanno voluto regalare ai fan italiani una serata tributo al mito dei due fratelli blues e alla loro musica con un concerto gratuito tenutosi al Circolo degli Artisti a Roma. A calcare il palco da New York è arrivato Blue Lou Marini, un eccezionale sassofonista che nel film ha un ruolo piccolo ma decisamente di rilievo e che tutti ricordano nella scena in cui Aretha Franklin canta la sua “Think” da assoluta protagonista. Il musicista ha poi presenziato nella band ufficiale dei Blues Brothers creatasi dopo l’enorme successo del film. Ad accompagnarlo la tribute band italiana dei Blues4People che apre il concerto con il “Peter Gunn Theme”, indimenticabile tema composto da Henry Mancini per la serie tv “Peter Gunn”, ideata da Blake Edwards e andata in onda dal 1958 fino al 1961 e poi divenuta un film qualche anno più tardi. Landis la utilizzò come tema proprio dei due fratelli, e il pezzo effettivamente calza così bene che l’impressione è che sia stata composta appositamente per le loro scorribande. Riprendendo una delle scene migliori del film, ovvero il concerto al Palace Hotel grazie al quale i Blues Brothers racimolano i soldi per salvare l’orfanotrofio della suora chiamata “pinguina”, le due star della serata tardano ad arrivare sul palco del circolo. Carlo Fumagalli, leader del gruppo, si improvvisa così nei panni di Cab Calloway preparando il terreno con “Minnie the Moocher”, alla quale è impossibile non far seguire il canto “ari-ari-ari-oh!”. Quando l’atmosfera è già incandescente giungono finalmente i “gemelli” del duo originale: lo stesso Fumagalli nella parte di Jake e Marco Ricotti in quelli di Elwood, con tanto di valigetta ammanettata al polso, piccola e curata chicca per gli appassionati del film. Fermandosi solo un attimo per chiedere una birra in perfetto italiano, Blue Lou intrattiene divertito con “Sittin’ on The dock of the bay” di Otis Redding e “In the midnight hour” di Steve Cropper e Wilson Picket, due classici del soul. La serata continua tra una citazione e l’altra di pezzi che hanno consegnato quella colonna sonora alla storia della musica e del cinema: si va avanti così sulle note di “Everybody needs somebody to love” a “Soul Man” fino a una preziosa “Think” cantata da una delle coriste che se la cava decisamente bene, proponendo una versione che non cerca di imitare quella di Aretha Franklin ma piuttosto reinventarla con uno stile vocale proprio. Ingranano molto bene in una difficile operazione di nostalgia, gioco e divertimento anche i due Blues Brothers nostrani presenti sul palco. Fumagalli e Ricotti si presentano decisamente pieni di vita riuscendo nell’intento di rievocare quelle sonorità e quell’atmosfera scanzonata per una sera anche qui in Italia, a più di tre decadi di distanza. Operazione, appunto, non facile, maneggiata con cura e gusto dagli interpreti, ma che riesce perché basata innanzitutto sulla complicità del pubblico, che in questa serata romana è accorso numeroso e si è lasciato trasportare. I Blues4People, che da anni collaborano con Lou Marini, si permettono un divertissement nel bel mezzo dei pilastri del soul e del blues mondiale cantando alla maniera dei Blues Brothers una versione folle de “La società dei magnaccioni”, altro grande classico della musica popolare romana, che sebbene si collochi su un altro piano risulta comunque gradevole e ben adattata. Non è l’unico pezzo italiano ripreso però, un omaggio è offerto anche a Zucchero Fornaciari e alla sua “Per colpa di chi”. Il clima costruito però è avvolgente e Lou Marini si presta volentieri al gioco, questa volta seguendo e non guidando i suoi compari di avventura. Ed ecco Lou, con i suoi assoli di sassofono, tornare di nuovo protagonista con “Gimme some lovin’” nel posto che gli spetta come vero Blues Brothers (anche se sempre con grandissimo rispetto per gli altri musicisti, senza voler prendere la scena a nessuno, segno che si è davvero di fronte a grandi artisti). Il musicista, di origini italiane (di Trento), è entrato nel giro dei Blues Brothers in quella straordinaria officina di talenti che è stato il “Saturday Night Live” per tutti gli anni Settanta in America, ma prima, e anche dopo, ha collaborato con gente del calibro di James Taylor, Stewie Wonder, Frank Zappa, Eric Clapton, Rolling Stones e molti altri. Unica pecca dei nostrani Blues Brothers forse è la mancanza di pezzi amatissimi come “Rawhide” o “Jailhouse Rock” (che sarebbe potuta essere un’eccellente conclusione), due brani che avrebbero potuto solo impreziosire un concerto già di per sé curato, anche perché i ragazzi si sono dimostrati più che capaci a reggere lo spettacolo. Purtroppo però non c’è solo il divertimento: mentre i Blues Brothers tornano, perlomeno nei nostri lettori Dvd e Blu-ray con le scene tagliate e tutti gli speciali mai visti, Charles Napier, ottimo caratterista americano e memorabile capo dei Good Ole Boys nel film, ci ha lasciato proprio il 5 ottobre. Noi non possiamo far altro che ringraziarlo per questo pezzo di cinema meraviglioso e immortale.