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The Bourne Legacy: la recensione

“The Bourne Legacy” inizia a Yukon dove, in un suggestivo paesaggio innevato, un uomo riemerge dalle acque ghiacciate e raggiunge, dopo aver scalato una impervia montagna, una improvvisata casupola realizzata sui monti dell’Alaska. Lui è Aaron Cross (Jeremy Renner), agente di Outcome un programma segreto che addestra super uomini per missioni ad alto rischio. Contemporaneamente, un altro agente dall’altra parte del mondo, Jason Bourne, è coinvolto in una lotta armata in cui perde la vita un reporter inglese del Guardian a Waterloo Station. Bourne, in fuga e senza controllo, potrebbe rivelare l’esistenza del programma segreto di spionaggio e comprometterne così l’esistenza. Byer (Edward Norton), a capo della Nrag, una agenzia della Virginia che controlla Outcome, decide di “eliminare” ogni prova, iniziando così una feroce caccia all’uomo che potrà ritenersi conclusa solamente con la morte di tutti gli agenti, Bourne e Cross compresi…

Tony Gilroy, già sceneggiatore di “The Bourne Identity”, “The Bourne Supremacy” e “The Bourne Ultimatum”, espande l’universo visivo creato da Robert Ludlum, il creatore della saga, arricchendo la storia con nuovi agenti segreti tra cui spicca Aaron Cross, un soldato addestrato e infallibile al servizio del più importante programma di spionaggio del paese. Matt Damon/Jason Bourne non sarà nel cast nel film, nonostante il suo nome, faccia capolino diverse volte a sottolineare la contemporaneità degli eventi di “The Bourne Legacy” con “The Bourne Ultimatum”. Tra le new entry del film: Rachel Weisz (nei panni della scienziata Marta Shearing), Stacy Keach (Ammiraglio Mark Turso) e Oscar Isaac (un agente e collega di Cross). Albert Finney (Albert Hirsch) e Joan Allen (Pam Landy) riprendono invece i personaggi già interpretati in “The Bourne Ultimatum”.

The Bourne Legacy

Giudizio sul film

Siamo sinceri: non c’è Matt Damon e questa è già una notizia abbastanza drammatica per gli spettatori che si chiederanno: e allora perché Bourne è ancora nel titolo? Ve lo spieghiamo o, almeno, ci proviamo: questo quarto capitolo è collocabile cronologicamente ai tempi di “Bourne Ultimatum” (2007), non è un sequel ma un tentativo di “espandere” l’universo dei primi tre film e last but not least, il nome di Bourne “attira” e non poco da un punto di vista economico.

Jeremy Renner e Rachel Weisz

Torniamo indietro di qualche anno: ricordate l’ultimo capitolo della trilogia? Ecco, immaginate che, nello stesso momento, dall’altra parte del mondo i “colleghi” di Jason venivano fatti fuori uno dopo l’altro. Tutti tranne Aaron Cross, agente numero 5 di Outcome. Nel prologo del film Gilroy, e questa invece è una gradita presenza per i fan, sceglie di mostrarci i due protagonisti della pellicola, Renner e Norton, in ambienti separati e così sarà per buona parte del film avendo entrambi recitato “insieme” solo in una scena, come confermato nella conferenza stampa romana del film.

Cross si trova in Alaska in condizioni climatiche sfavorevoli, braccato dalla sua stessa agenzia e a corto di medicine. Byer, invece, asciutto ed elegante si trascina da un salotto all’altro in cerca di una soluzione che gli permetta di mettere  a tacere – per sempre – Outcome. Una delle caratteristiche della saga di Bourne è la apparente ubiquità del protagonista capace di spostarsi con una facilità irrisoria. Se in passato abbiamo visto Jason tra Londra, Mosca, Madrid e Berlino, Aaron Cross non è da meno: Alaska, Seul e Manila, dove si consumerà una delle scene più spettacolari e avvincenti dell’intera pellicola con un pirotecnico inseguimento in moto ad alta velocità tra le strade affollate della capitale delle Filippine. Quella di utilizzare particolari location esotiche è una sfida continua sia a livello logistico che economico  ma, come confermato dallo stesso Gilroy, è assolutamente necessaria per donare al film un approccio realistico.

Il poster di The Bourne Legacy

Nonostante voglia abusare del prologo – effettivamente esteso – Gilroy riesce a tenere ben salde le redini della pellicola e della storia nel complesso, permettendoci di conoscere particolari “oscuri” non svelati nei precedenti film. Probabilmente una scelta obbligata per proseguire ed ampliare la trama. Eppure non è pienamente convincente poiché Jason Bourne aleggia come un fantasma rischiando di far apparire questo quarto capitolo come una mera forzatura. Lo stesso Cross, nonostante abbia coscienza delle sue azioni a differenza del suo “illustre collega” smemorato, ricorda nel fisico e nel modo di agire Jason compresa quella aurea di invincibilità manifesta che permette azioni ai limiti della possibilità umana.

Commenti finali

Lo spin off funziona piuttosto bene, nonostante, come abbiamo detto, alcuni limiti evidentemente difficili da superare. “The Bourne Legacy” è un action movie con le stimmate della spy story di livello. Nelle azioni delle agenzie governative, nelle mosse della Nrag, del programma Outcome e ancora prima Treadstone si riconosceranno i complottisti di tutto il mondo coinvolti da una storia che racconta di virus provocati, di super soldati utilizzati dagli Stati Uniti per operazioni scomode  e di morti improvvise e misteriose. Il mondo creato dallo scrittore newyorkese Ludlum, e poi modellato da Gilroy ci affascina poiché tremendamente attuale con oscuri e malvagi burattinai capaci di gesta, a volte decisamente riprovevoli, ma necessarie per il raggiungimento e il mantenimento di un presunto  bene superiore. Ed è forse per questo che siamo affascinati da Bourne e da Cross: entrambi, con la loro straordinaria fisicità e una intelligenza superiore, rappresentano la nostra valvola di sfogo e una speranza, seppur flebile, di giustizia.

Consigliato

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