Nella sala Universal di Roma abbiamo assistito, in anteprima, alla proiezione della pellicola “The Debt” (in Italia uscirà con il titolo “Il debito”) di John Madden. Il film ruota attorno alle figure di David, Stefan e Rachel, tre agenti del Mossad arruolati per un pericoloso e segreto piano: catturare il famigerato criminale di guerra conosciuto come Il chirurgo di Birkenau. Il sadico medico nazista, autore di crudeli esperimenti sugli ebrei, si nasconde nella Berlino sovietica degli anni sessanta dove si è riciclato come ginecologo. Gli agenti riescono nel loro piano e vengono celebrati in patria come degli eroi. Ma attenzione, l’apparenza inganna e un improvviso colpo di scena rimescola le carte. Colpo di scena che, ovviamente, non vi sveliamo. “The Debt” nasce come remake della celebre pellicola, datata 2007, di Assaf Bernstein. Solitamente, quando parliamo di remake, siamo già disposti ad accettare uno scadimento. In primis perché viene a mancare una componente essenziale quale l’originalità e in secondo luogo, soprattutto in questo caso, perché la pellicola israeliana nasceva dalla voglia di trattare un argomento toccante, vissuto in prima persona. Ma questa produzione statunitense non sfigura affatto. Ben organizzato, ben sceneggiato (Matthew Vaughn, Jane Goldman, Peter Straughan) e ben recitato, soprattutto al femminile. Il film si sviluppa attraverso numerosi flashback, alternando scene di vita nella Tel Aviv degli anni novanta a ricostruzioni delle gesta dei tre agenti, in quel di Berlino, trent’anni prima. La formula funziona a tal punto che a metà film ci illudiamo già di sapere il finale. Ma non temete, il colpo ad effetto è dietro l’angolo e farà sterzare bruscamente la pellicola su un nuovo interessante binario. Qui però arriva la nota dolente. La parte finale del film appare un po forzata, scontata, eccessivamente lunga, noiosa.
Il cast di “The Dept” è di tutto rispetto: Sam Worthington, Jessica Chastain e Marton Csokas interpretano David, Rachel e Stefan nella Berlino degli anni sessanta mentre Ciaran Hinds, Helen Mirren e Tom Wilkinson portano in vita gli stessi personaggi trent’anni dopo. Nel ruolo del sadico chirurgo troviamo Jesper Christensen. Proprio da quest’ultimo vogliamo partire e non saremo teneri. Costretto in un ruolo difficile, ma assolutamente interessante, l’attore danese delude e non poco. Più che un moderno Dottor Morte sembra un tenere e innocuo Dottore della Mutua. Mai tagliente, mai perfido. Non è da meno l’ “Avatar” Sam Worthington che probabilmente con il corpo è rimasto a Pandora vista la totale inespressività. Un moderno Derek Zoolander, insomma, con una sola “espressione”. Per fortuna non sfigura poi tanto visto che anche Hinds, sempre nel ruolo di David, riesce addirittura a farlo rimpiangere. Funziona, invece, l’accoppiata femminile Mirren e Chastain. Anche se optiamo più per la seconda che dopo aver recitato nel premiato “The Tree of Life” di Malick sembra sempre più destinata a una rapida ascesa tra le stelle di Hollywood. Il duo Wilkinson Csokas si limita invece al compitino ma questo, va detto, è dovuto soprattutto al personaggio da interpretare: Stefan, tra tutti, è quello più piatto e con meno cose da dire. Probabilmente, leggendo la trama, alcuni potrebbero cadere in inganno: agenti segreti israeliani, un villain nazista e il gioco sembra fatto. Ma in questo sta la bravura del regista che riesce a non ridurre il tutto alla mera lotta tra le due entità. Più che una storia di vendetta alla Tarantino, “Il debito” è il racconto introspettivo di tre ragazzi che segnati da perdite dolorose durante la guerra, cercano giustizia. Per loro ma soprattutto per il popolo israeliano. L’orrore della guerra viene lasciato fuori (tranne alcune foto che mostrano le vittime del chirurgo) e gli stessi esperimenti realizzati dal medico nazista non vengono svelati. O meglio, vengono solamente accennati (iniezioni di benzina, cecità provocata nel tentativo di colorare d’azzurro l’iride dei prigionieri, amputazioni di mani e piedi). Meglio così, a volte celando l’orrore si riesce ugualmente a provocare l’emozione nello spettatore. Da vedere.