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The Last Stand: la recensione

“The Last Stand” segna il ritorno di Arnold Schwarzenegger nella settima arte, una volta conclusa la parentesi politica che lo ha visto governare lo Stato della California per ben due mandati. Alla regia di questo action movie troviamo l’esordiente – in un film di lingua inglese – Kim Ji-Woon, conosciuto per pellicole come “Two Sisters” e “Il buono, il matto, cattivo”.

Il cineasta sudcoreano dirige un cast piuttosto ricco che vede la presenza dello “spericolato” Johnny Knoxville, Forest Whitaker, Eduardo Noriega, Jaimie Alexander e Peter Stormare. Le riprese del film sono state effettuate nello Stato del New Mexico, nonostante la pellicola sia ambientata in un piccolo paesino dell’Arizona.

Arnold Schwarzenegger
Arnold Schwarzenegger

Trama

Il pericoloso narcotrafficante Gabriel Cortez sfugge all’ FBI durante un movimentato trasferimento e si dirige a folle velocità, a bordo di una Corvette da 1000 cavalli, verso il confine messicano insieme a una avvenente poliziotta come ostaggio. I complici di Cortez, intanto, si sono resi responsabili di una folle costruzione architettonica, capaci di ergere un ponte proprio nel bel mezzo di un canyon, a Somerton, Arizona. Ma attraversare il confine non sarà così facile per il narcotrafficante poiché la “legge” a Somerton è rappresentata da Ray Owens, ex poliziotto losangelino e ora sceriffo della città, che ricorrerà ad ogni mezzo ed uomo per fermare il criminale in fuga.

The Last Stand
The Last Stand

Giudizio

Nonostante un cameo in “I mercenari” e un ruolo più ampio in I mercenari 2, vedere Schwarzenegger al cinema in un ruolo da protagonista fa sempre un certo effetto, dopo la parentesi (non proprio felice) come Governatore della California. Schwarzy interpreta un ex poliziotto che dopo aver perso molti dei suoi colleghi durante una operazione a Los Angeles, ha deciso di ritirarsi in un piccolo paesino dell’Arizona dove svolge senza particolari emozioni il ruolo di sceriffo. Metafora dello Schwarzenegger in pensione, appunto, capace, però, di spolverare bicipiti e mascella garante della monoespressività (anche questo un vero marchio di fabbrica degli action movie) per ingaggiare una furiosa lotta contro un agguerrito cartello della droga. Tralasciando i dialoghi della pellicola, a tratti imbarazzanti, “The Last Stand” regge comunque l’urto grazie a una regia fresca e ben congeniata che riesce a sopperire alle mancanze attoriali. Nella prima parte viene dato ampio spazio alla fuga del narcotrafficante e alle mancanze degli agenti FBI, una scelta che appare condivisibile, e comprensibile, solo se analizzata più avanti e messa in contrapposizione con la pochezza di uomini e mezzi messi in campo, invece, dallo sceriffo Owens. E il film effettivamente scorre bene grazie alle desolate riprese in macchina, nel bel mezzo del deserto, e all’ambientazione di confine, che seppur ampiamente sfruttata, mantiene intatto il proprio fascino. Escludendo il prevedibile finale (in questi film non ci si può certo aspettare il clamoroso twist) The Last Stand funziona, anche grazie  al cast decisamente azzeccato con Knoxville nel ruolo dello svitato appassionato di armi, Jaimie Alexander nei panni di una poliziotta dagli occhi di ghiaccio, e il premio Oscar Forest Whitaker in quelli di un imbambolato agente FBI. Lo stesso fascinoso criminale Gabriel Cortez aggiunge un tocco glamour alla pellicola, perfettamente agli antipodi con il look dello sceriffo Schwarzy.

Divertente.

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