L’AIDS oggi è un fenomeno conosciuto ma non ancora superato: dal 1981, quando il virus venne riconosciuto per la prima volta, sono morte più di 30 milioni di persone e tutt’oggi è più diffuso che mai, basti pensare che negli USA il 60% dei sieropositivi non sa di esserlo.
Per sensibilizzare ancora una volta su questo tema, la HBO ha mandato in onda “The Normal Heart“, pellicola diretta da uno dei Re Mida delle serie tv, Ryan Murphy (Glee, Nip/Tuck, American Horror Story).
Un cast stupefacente che comprende Mark Ruffalo, Matt Bomer, Taylor Kitsch e Jim Parson per una storia che inizialmente è stata scritta da Larry Kramer per il teatro. E che è a tutti gli effetti la vera storia di Larry Kramer, attivista per i diritti gay fin dagli anni Settanta e fondatore dell’organizzazione Gay Men’s Health Crisis.
In “The Normal Heart” Larry Kramer si chiama Ned Weeks ed ha il volto di Mark Ruffalo. Siamo a New York all’inizio degli anni Ottanta, quando uno strano virus sta sterminando la comunità gay senza che nessuno faccia niente per dare aiuto, in particolare il governo americano. L’AIDS è ancora del tutto sconosciuto, la stampa parla del cancro degli omosessuali e Ned Weeks, con i suoi modi non proprio ortodossi, è uno dei pochi che si sia veramente attivato per avere una risposta. Riesce a trovare il supporto di Emma (Julia Roberts), una dottoressa costretta sulla sedia a rotelle che con ostinazione vuole riuscire a trovare una causa e una cura a un virus che oltre ad uccidere gli omosessuali, li ghettizza ancora di più.
Solo successivamente si scoprì che in realtà l’AIDS colpisce etero e omosessuali indistintamente, ma “The Normal Heart” ci racconta l’incubo vissuto dalla comunità gay newyorkese nel vedere tantissime persone care consumarsi rapidamente e morire una dietro l’altra, senza nessuna soluzione disponibile (molto toccante a tal proposito è il ruolo di Jim Parsons e dei bigliettini nella sua rubrica).
Anche Ned deve affrontare la morte del compagno, Felix (Matt Bomer), il suo primo e unico amore, con il quale aveva fatto tantissimi progetti, sognando un futuro grandioso e senza più paure. Ma quando iniziano a comparire le prime croste, Felix si rende conto che sarà una delle prossime vittime del “cancro”, mentre Ned cerca di non abbandonare le speranze, fondando insieme ad altri amici l’associazione Gay Men’s Health Crisis, per sollecitare il governo e il sindaco della città ad aiutarli nella ricerca.
Nella vicenda ovviamente si incrociano molteplici aspetti: la tematica dell’omosessualità e quella della malattia, che già molti altri film hanno affrontato, ma anche i rapporti con la famiglia e con l’esterno in una società bigotta che non riesce in nessun modo ad accettare ciò che considera diverso solo per il suo orientamento sessuale. Stiamo parlando della società di trent’anni fa e da allora l’evoluzione è proseguita con molta lentezza, fortunatamente non è andata allo stesso modo dal punto di vista scientifico, ma in molti hanno dovuto pagare l’indifferenza del Governo americano e non solo.
“The Normal Heart” arriva subito dopo il successo di “Behind the candelabra” e “Dallas Buyers Club“, è un’altra storia commovente, che ci riporta dentro le ferite della comunità gay, ricordandoci tutte le lotte che queste persone hanno dovuto portare avanti per essere integrate e considerate come le altre (e ripeto, non è ancora avvenuta un’integrazione completa). Abbiamo una splendida interpretazione di Mark Ruffalo nei panni di Ned, sempre pronto ad agire d’istinto soprattutto per difendere Felix. Quest’ultimo è impersonato da un Matt Bomer sottopeso, debolissimo e non solo per finzione. Una pecca del film è l’aver lasciato il personaggio di Felix molto spesso in secondo piano, senza approfondire il percorso della sua malattia, senza accompagnarlo con delicatezza fino al finale. Ciò che si nota, infatti, è un’accelerazione del percorso dopo la prima metà del film, la storia viene velocizzata e alcuni personaggi non vengono approfonditi nella maniera corretta, come Tommy, interpretato da un Jim Parsons che è quasi difficile immaginare al di là del ruolo di Sheldon Cooper in “The Big Bang Theory”.
Nel complesso “The Normal Heart” rimane un lavoro del tutto apprezzabile, per il quale vi consiglio di preparare una scatola di Kleenex accanto a voi. Gli attori sono di grande bravura, le scene molto intense, soprattutto se ci si immedesima nel dolore che migliaia di persone hanno effettivamente vissuto, senza che nessuno, a parte pochi coraggiosi, si mobilitasse per salvarli.