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The Sickle: “Get Bigger Last Longer”. La recensione

Prima un poco di storia: il progetto “The Sickle” nasce a Padova nel 2010 dalle ceneri dei Pink Lizard e dei God’s Right Hand e si stabilizza dopo alcuni cambi con l’attuale formazione, che prevede Dave Falciglia alla voce e basso, Domingo Cabron alla batteria e Il Pupilla alla chiratta e cori.

Nell’Agosto del 2010 la band riesce a pubblicare il suo primo singolo, “Mental Mess“, mentre nell’autunno del 2010 la band fa da supporter ai Dirty Penny e apre i concerti di Adam Bomb e Reckless Love, grazie al lavoro della Secondo Avvento Produzioni di Padova.

Nel 2011 la band riesce a pubblicare il suo primo disco, “Hung up to dry“, prodotto da Secondo Avvento Productions e distribuito attraverso iTunes, Amazon Mp3 ed altri canali digitali: la band apre il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti al Gran Teatro Geox a Padova e comincia il tour di promozione del disco che si conclude a Novembre con un tour europeo di 6 date che tocca Danimarca, Olanda, Belgio e Germania.

Questo background ci serve per capire bene da dove venga sia musicalmente che umanamente parlando “Get Bigger Last Longer“, disco realizzato presso l’Hate Studio di Rosà (VI).

Il disco, dalla copertina alquanto allusiva ed ammiccante, si presenta subito con il rock pestone e potente di “Automatic Drive“, rock che ci trascina subito in America, al cospetto di band come i Puddle of Mud. La seconda traccia, “C’mon“, è un power-rock veloce e cattivo scelto come primo singolo e primo videoclip.

The Sickle – “Get bigger last longer” – Artwork

La canzone successiva, “At a time“, è uno dei pezzi migliori del disco e non stupisce che sia stata scelta come secondo singolo: la cosa particolare è che la canzone è stata scelta dal campione sportivo e di hand-bike Alex Zanardi come colonna sonora del suo reel riguardante la sua carriera automobilistica: la band ha anche ottenuto la partecipazione di Zanardi al videoclip.

il disco prosegue con una sua linearità e una sua struttura ben precisa ascoltando pezzi come “Clench your tie” o “Wake me up break me down“: questi ragazzi hanno appreso benissimo la lezione del power-rock americano e la usano a loro piacimento. Questi pezzi potrebbero benissimo essere cantati negli States o fare da colonna sonora a qualche sit-com di MTV youth-oriented.

Con “Electricity” si torna al rock duro, puro e veloce, mentre abbiamo la immancabile ballata rock con “Confused“, un gran bel pezzo. Ma basta un pezzo e la musica rock torna a farla da padrona con “If I were trouble“, pezzo che odora di strada, moto pesanti e cherosene.

My own doom” ci porta al pop-punk di gruppi come i primi Blink 182, una delle poche canzoni in cui si sentono davvero i cori: con “An answer in every moment” la batteria decide di prendersi il suo spazio dall’inizio e pesta pesante portando il ritmo ad una chitarra cattiva e decisa. L’ultima traccia del lavoro è la versione acustica di “Wake me up break me down“, molto piacevole.

Ascoltando molte tracce di questo disco la mia mente ha sostituito la voce del cantante con la voce di cantanti come Angus Young, e questo basta a far capire come sia ben identificato il percorso musicale di The Sickle, un bel power-rock senza fronzoli ma con molta sostanza: un disco del genere in un paese come l’America credo venderebbe a profusione. Da noi invece si spera che venga ascoltato. Peccato, perchè questi tre ragazzi meritano.

Voto: Dite la vostra!
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