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Ti stimo fratello: la recensione

Ti stimo fratello, ma anche Essiamonoi ed ecco che si drizzano le orecchie degli scalmanati fan di Jonny Groove, discotecaro tamarro e senza macchia (non beve e non si droga) che dal palco di Zelig e dei teatri di mezza Italia sbarca direttamente sul grande schermo, epigono di Aldo Giovanni e Giacomo, Teo Mammucari, Ficarra e Picone, Luca e Paolo, Ale e Franz e Checco Zalone. Una schiera di personaggi da cabaret e veri e propri animali televisivi che ha deciso per il grande e ambizioso salto nella settima arte.

Fate, dunque, largo anche a Giovanni Vernia che ha trovato in Jonny Groove uno dei personaggi più riusciti del piccolo schermo, accompagnato in questa “fatica” cinematografica da volti più o meno noti da Maurizio Micheli (“Mani di fata”, “Rimini Rimini”) a Susy Laude (“Ho voglia di te”, “Bianco e nero”) passando per Bebo Storti (Nirvana, Amnèsia), Stella Egitto, e riuscendo a coinvolgere nel progetto due personaggi di spicco come Diego Abatantuono (“Mediterraneo”, “Puerto Escondido”) e Paolo Sassanelli (“Rosso come il cielo”, “Figli delle stelle”).

Ti stimo fratello

Sinossi

Jonny e Giovanni sono due gemelli agli antipodi che fin da piccoli hanno lasciato intendere come avrebbero percorso strade di vita diverse: il primo non sembra affamato di cultura, è dedito al sano “cazzeggio”, ama John Travolta e si nutre di musica house; il secondo conduce uno stile di vita assai regolare, si è regolarmente e brillantemente laureato è in cerca di un buon impiego, che troverà presso una agenzia pubblicitaria, e dell’amore che ha il volto di Federica, la figlia del capo. Genovesi di nascita i due si rincontreranno a Milano, dove Giovanni  si è recato in cerca di fortuna e dove Jonny lo raggiungerà per sostenere un colloquio orale, ottenuto tramite una raccomandazione, per l’arruolamento nella Guardia di Finanza. Inevitabilmente la vita di entrambi sarà sconvolta e si ritroveranno a rivedere le loro posizioni tra gaffe a non finire e situazioni paradossali.

Ti stimo fratello

Giudizio sul film

Una volta appurata la scomparsa – prematura – della commedia all’italiana il cinema nostrano ha intrapreso percorsi diversi che vanno dal cinepanettone, alle commedie adolescenziali sfruttando canovacci simili, personaggi spesso improbabili, luoghi comuni straabusati e stereotipi ormai sepolti. Finché venne un’ orda di comici affamati che – spesso partendo dai piccoli teatri dei villaggi turistici – riuscì ad immettersi nel logoro sistema ergendosi a paladini della rinata comicità, illudendosi di poter creare uno sketch continuo adattabile alla continuità cinematografica, stilistica  e narrativa. Forse è proprio questo il dilemma: il crossover appare ormai irrinunciabile, sia per questioni d’immagine che economiche e l’approdo nella settima arte è l’ultimo gradino della scalata. In cima si trova il pubblico e il suo verdetto e non necessariamente chi apprezza una serie o un personaggio televisivo può garantire una automatica approvazione della trasposizione cinematografica.

Jonny Groove è un personaggio cult, le battute ripetute in continuazione, gli atteggiamenti riproposti da giovani e meno e quell’irresistibile abbigliamento pacchiano lo hanno reso un vero e proprio tormentone. Uno di questi è proprio il titolo del film, quel “Ti stimo fratello” che può apparire, un omaggio a “È arrivato mio fratello” di Castellano e Pipolo, in cui ci vengono presentati due fratelli dal carattere opposto, ma è più verosimilmente  l’occasione per “sfruttare” economicamente la generosità dei fan di Vernia.

Il film di Uzzi e Vernia manca di un impianto narrativo solido, la costruzione della storia è debole e scontata, i personaggi non incidono mentre le battute divertenti sono limitate. Vernia/Groove riesce ad incidere solo nel momento dello sfoggio del repertorio, come nell’esibizione al Gilez di Milano dove sotto gli occhi del dj Albertino si esibisce nel classico “Essiamonoi” con tanto di smanicato e jeans muccato in pendant con gli occhiali. Nonostante strappi un sorriso il film appare come una lunga celebrazione di un personaggio che farà felice i fan ma che deluderà il pubblico alla ricerca di commedie esilaranti e scanzonate. La biografia di Groove non convince nonostante si sforzi di mostrare uno spaccato della società italiana, tra onesti laureati, bamboccioni evasori, tronisti, e raccomandati. Sì, quelli non mancano mai anche se in questo caso fa tanto déjà vu, vedi Checco Zalone.

Commenti finali

Ti stimo fratello risulta essere  un biopic su Jonny Groove, realizzato giocando sul tema della fratellanza e dello scambio di persona atto a favorire facili equivoci considerata la diversità dei due gemelli.  La riproposizione ossessiva dei tormentoni televisivi appare come una disperata ricerca di approvazione e allo stesso tempo è testimonianza di una totale povertà di idee. La pellicola – lacunosa – è caldamente consigliata ai soli fan di Giovanni Vernia.

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