I più generosi l’hanno definito un film spensierato; i più cattivi un fondo di magazzino del repertorio dei fratelli Vanzina condito in salsa radical chic.
In anteprima mondiale arriva nelle nostre sale “To Rome with love”, nuovo film di Woody Allen e nuova tappa del tour europeo del regista newyorchese che dopo Londra, Barcellona e Parigi scrive e dirige una pellicola ambientata totalmente nella Città eterna.
La narrazione alterna quattro storie che non hanno nessuna relazione tra loro e che hanno come unico comun denominatore l’ambientazione romana.
Gli americani Jerry (Woody Allen) e Nancy (Judy Davis) sono una coppia in viaggio a Roma per conoscere i futuri suoceri, dato che la figlia ha deciso di sposare un italiano.
Leopoldo Pisaniello (Roberto Benigni) è un uomo che, senza nessuna ragione plausibile, si ritrova a essere famoso e celebrato come una star.
L’architetto californiano John (Alec Baldwin) incontra un suo ammiratore, il giovane architetto Jack (Jesse Eisenberg) che ha problemi a gestire l’attrazione verso Monica (Ellen Page), la migliore amica della sua ragazza.
Antonio e Milly (Alessandro Tiberi e Alessandra Mastronardi) sono una giovane coppia di Pordenone arrivati a Roma in cerca di un’opportunità. Le loro vite saranno sconvolte dall’incontro con una escort (Penelope Cruz) e un divo del cinema (Antonio Albanese).
“To Rome with love” segna un netto e preoccupante passo indietro rispetto allo splendido “Midnight in Paris” che Woody Allen ci aveva regalato non più tardi di un anno fa.
“To Rome with love” è un film alimentare, costruito in maniera confusa e frettolosa, arrancante nella sua struttura drammaturgica e avvilito dalla sciatteria formale della messa in scena, con inquadrature fuori fuoco, tagli di montaggio bruschi, errori nei raccordi e un doppiaggio pessimo, fuori sincrono e atonale. Paradossalmente l’unico a salvarsi in quest’ultimo ambito è Leo Gullotta che dà a Woody Allen una nuova voce che non fa rimpiangere eccessivamente quella “storica” allenniana del compianto Oreste Lionello.
“To Rome with love” è un film cinematograficamente svogliato, che fa della superficialità il suo tratto distintivo. Forse un’implicita critica alla approssimazione cialtronesca del modo di fare (cinema e non solo) degli italiani. Oppure più semplicemente emblema di una svagatezza e una carenza di idee e voglia di rimettersi in gioco di un autore che ha abbondantemente superato le 75 primavere e i 40 titoli in filmografia.
Gli unici spunti realmente interessanti di “To Rome with love” sono riscontrabili nell’episodio che vede Woody Allen protagonista, di nuovo attore dopo ben sei anni di assenza davanti alla macchina da presa. Allen mostra di avere a disposizione più risorse dal versante attoriale che non da quello drammaturgico (come dimostra la sceneggiatura che saccheggia letteralmente da alcuni suoi classici come “Provaci ancora Sam” o “Il dormiglione”, passando per la citazione/omaggio de “Lo sceicco bianco” di Federico Fellini), ma soprattutto si viene a creare una perfetta simbiosi tra l’autore/attore e il personaggio da lui interpretato.
Jerry è ossessionato dalla morte e non riesce ad accettare l’idea del pensionamento, di una vita che precluda dal lavoro, cercando di esorcizzare la paura del trapasso con progetti artistici curiosi e quanto meno discutibili. Allo stesso modo Woody Allen scaccia il fardello dell’età che avanza e della morte continuando a produrre film, perché, come ammesso dallo stesso Allen, in sede di presentazione, del film “Girare un film all’anno mi permette di non pensare ai terribili problemi della vita”.
“To Rome with love” rientra perfettamente nella categoria dei film allenniani mossi esclusivamente da questo tipo di urgenza, ma che hanno veramente poco da offrire ad un pubblico che ai tic, alle idiosincrasie e agli stilemi del cinema di Allen ha già fatto il callo.
Laddove “Midnight in Paris” riusciva ad essere propositivo, originale e profondo, “To Rome with love” si mostra invece indulgentemente conservatore e passivo. E da un film di Woody Allen è lecito aspettarsi decisamente qualcosa in più.
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