La scena emergente italiana riserva le più piacevoli sorprese, ed è ricca di un’offerta musicale piuttosto variegata, nella quale rientra la band che oggi si racconta a The Passenger, Il Fieno. Una band singolare con un nome al singolare quella capitanata dalla voce di Gabriele Bosetti, con la chitarra di Edoardo Frasso, Alessandro V. al basso e Momo Riva alla batteria. Nati nel 2010 tra la provincia di Milano e Varese, Il Fieno vantano già un bel po’ di riconoscimenti, e cercano di ritagliarsi un posto nella discografia italiana proponendo una nuova forma di new wave, la leggerezza del power pop e a noi è sembrato di percepire una venatura di folk, genere che la band dice assolutamente di non sentire almeno nell’EP “I Bambini Crescono“. Al di là della chimera legata al folk a noi sono sembrati abbastanza decisi sui progetti futuri e sulla filosofia intrapresa sia dal punto di vista musicale che in quanto a discografia, il che al di là di tutto sembra essere la prerogativa per poter avere un po’ di rilievo in questo panorama di meltin pot di generi e caratteri. Il 2012 è l’anno del primo EP omonimo della band, il quale porta anche Il Fieno in tour lungo tutta la penisola, aiutati anche dall’uscita del signolo “Chetamina” la band comincia ad entrare anche in rotazione radiofonica insieme a nomi in vista del panorama indipendente italiano. Più volte scelti per il progetto MTV Generation Il Fieno cominciano a muovere i primi passi per affermarsi nella discografia italiana, e dopo una stagione ricca di concerti, nella stessa estate del 2012 cominciano le registrazioni del nuovo EP “I Bambini Crescono” anticipato dall’uscita del singolo “Amos (togli il male come l’Oki)”. Sembra che la chimica sia la disciplina dalla quale traggono ispirazione per i titoli delle canzoni, ma in fondo i temi trattati sono ben altri. Seppur pionieri di un genere quasi trattato male in Italia, Il Fieno sono capaci di mettere mano ad un power pop, parlando di temi che non sono poi così nuovi, e di riuscire bene nell’intento di abbinarlo alla new wave made in Italy. La giovinezza e la rivoluzione trovano spazio nei racconti della band, temi che in fondo, pur non essendo freschi d’uscita riescono ad essere trattati in una maniera nuova rispetto a quando, alla fine degli anni ’90 cominciarono a trovare spazio nel panorama musicale italiano. Il Fieno è la freschezza che cercavamo, e probabilmente sarà la novità discografica dei prossimi anni.
A Tu per Tu con Il Fieno.
Ribellione, Rivoluzione, Giovinezza sono i vocaboli che noi abbiamo pensato per descrivere la vostra musica. Quali utilizzereste invece voi per descrivere dall’interno il mood delle vostre melodie?
Empatia, cinismo, ordine, confusione.
Tutto e il contrario di tutto insomma.
Credo che la nostra forza stia soprattutto nelle correnti opposte che ci animano, nei contrasti: sia a livello musicale che testuale.
“Vincenzina e la fabbrica” come tributo a Jannacci nel vostro EP. A pochi giorni dalla sua morte come pensate di poter tenere vivo il ricordo dell’inestimabile eredità lasciata dalla canzone d’autore italiana?
Abbiamo saputo della scomparsa di Jannacci pochi istanti prima di salire sul palco al Live Forum di Assago, ed è stato un pugno nello stomaco.
Per noi poter suonare dal vivo una sua canzone è un onore e una responsabilità: questo è il nostro piccolo tributo.
New Wave, Power Pop e Folk, quali di questi generi già trattati nell’EP “I Bambini crescono” avrete voglia di abbracciare in futuro in maniera più approfondita?
Davvero ci senti del folk in questo EP?
Non l’avrei mai detto.
In ogni caso, come dicono Waits e Miles Davis “l’unica ragione per scrivere canzoni nuove è che ti sei stancato delle vecchie”, quindi di sicuro non rifaremo un disco uguale a questo, qualsiasi sia la direzione che prenderemo.
Il Fieno – “I Bambini Crescono”: l’ascolto.
Il secondo EP de Il Fieno non è altro che il racconto cinque personaggi, come la stessa band dice, i quali probabilmente saranno interpretati dal differente genere o dalla differente sfumatura dello stesso genere che a noi sembra di percepire. Come già anticipato nell’intervista, l’EP contiene l’importantissimo tributo al brano di Jannacci “Vincenzina e la Fabbrica“, brano che non ha bisogno di chissà quali premesse o quali spiegazioni, il quale autore scomparso pochissimi giorni fa, rivive nel ricordo delle nuove leve musicali con la rivalutazione dell’inestimabile eredità del patrimonio musicale del cantautorato italiano. Seppur dal genere più immediato rispetto alla poetica più impegnata della musica italiana, Il Fieno riescono ad emergere e a farlo in maniera del tutto dignitosa, a differenza di chi, con nuovi generi musicali, cerca di essere più immediato e poco sostanzioso, il che attualmente non sembra essere la prerogativa per avere successo. L’ascoltatore è diventato ormai attivo in questo tipo di processo, e se prima, affidandosi solo alla promozione della case discografiche e delle etichette impegnate, si faceva ascoltatore passivo, attualmente diventando protagonista, riesce a selezionare il prodotto musicale d’interesse in maniera attiva e con giudizio critico. La leggerezza del tappeto melodico delle musiche de Il Fieno non deve farci uscire fuori pista, anzi deve invitarci all’ascolto in maniera più attenta, perché i brani e i testi raccontano qualcosa di più profondo rispetto a quanto viene fatto ultimamente dai gruppetti di poco conto che affollano la musica internazionale. L’impatto visivo della copertina de “I Bambini Crescono” trova conferma nei titoli “L’adolescenza” e “L’età del Bronzo“, i quali testi non parlano nient’altro che della crescita in generale e in particolare. Ognuno cresce un po’ come gli pare, e cresce nel modo che gli sembra più adeguato, ma ultimamente sembra andare tutto nel verso sbagliato o quantomeno sembra essere tutto il contrario di tutto, proprio come Il Fieno più volte sottolinea. Una filosofia un po’ contraddittoria, o forse troppo profonda rispetto alle sonorità power pop dell’album, ma in fondo non è importante tutto questo, nel corso del tempo sono stati tantissimi i messaggi importanti a passare in quanto tali anche in maniera immediata e leggera. Affidiamo il destino de Il Fieno nelle loro stesse mani, come in fondo è d’obbligo per qualsiasi musicista che si affaccia alla discografia in maniera indipendente, con la speranza che in futuro rimangano sulla linea di pensiero con la quale hanno esordito, che tutto sommato non ci sembra poi così male.
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