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Tutto il Mondiale fuori casa: Italia – Slovacchia

Non so se avete saputo, ma in caso foste svenuti oggi alle 3 e non lo sapeste sappiate che sto per rovinarvi la sorpresa. Siamo fuori dai Mondiali. Ce ne torniamo a casa, salutiamo l’allenamento in altura che ci ha fatto proprio bene, ah se ci ha fatto bene, salutiamo il resort a 5 stelle dove la sera giocavamo a Playstation, salutiamo infine Marcello Lippi. Grazie Marcello, poteva bastare anche così. Sarà anche brutto lasciarsi così male, ti sei assunto anche le tue responsabilità, ora però impacchetta la coppa di Berlino e vai via, torna nella tua Toscana a coltivare l’orto come si conviene a un gentiluomo come te.
La fredda cronaca. L’Italia scende in campo con qualche cambiamento rispetto alle partite precedenti, ma ci accorgiamo subito che c’è qualcosa che non va. Iaquinta. Marcatore nella precedente partita, disperso per il resto del tempo. Ancora in campo? Ancora in campo. Secondo me Lippi la sera gli diceva: “Se mi batti a PES 2010 domani ti faccio giocare”. Iaquinta, si sa, è imbattibile ai videogiochi pure se gli dai la squadra di El Salvador e quindi si è guadagnato il posto da titolare. Maledetta la sfrenata passione di Lippi per il gioco d’azzardo.
Comunque c’è Gattuso, e grande è la nostra speranza sotto questo cielo. Speranza che verrà disintegrata dopo pochi minuti di gioco quando ci accorgiamo che Gattuso è lento come quando vedi i film sul computer e l’audio e l’immagine sono sfasati di qualche secondo. Tu ti aspetteresti Ringhio qua, e invece Ringhio arriva dopo qualche secondo. Ovvio che gli avversari, che invece sono perfettamente in sincrono, se ne accorgono e ne approfittano.
Comunque, dicevo, cominciamo dall’inizio. Oggi il vostro corrispondente ha seguito la partita dal Tiramisù Caffè, delizioso bar accanto all’ufficio dove lavoro in quel di Novara, gestito da una famiglia cinese (il bar, non l’ufficio) squisita, gentile e garbata e alla quale ho dato migliaia di euro negli anni tra caffé, cornetti, gelati e bevande. Se oggi potranno dare un futuro migliore ai loro figli lo devono anche a me e alle mie colazioni. Usciamo prima dall’ufficio assieme al fido NP, e subito ci accorgiamo che più che in un bar oggi sembra di stare alle Nazioni Unite, visto che la rappresentanza italiana nel bar è sparuta e rappresentata da me, NP e il sosia del Mago G della Galbusera seduto accanto a noi.
Comincia la partita, e Di Natale tira da lontanissimo. Bene, siamo carichi, abbiamo voglia e forse stavolta riusciamo a buttarla dentro. Vana speranza. Tra le poche cose importanti successe nel primo tempo è da segnalare che al decimo minuto regolamentare noi stavamo già al secondo piatto di Dixi, i deliziosi snack al formaggio. Chiesto il terzo, la squisita cameriera dell’Estremo Oriente ci dice molto gentilmente: “Queste adesso le pagate però”. L’Italia continua a rimanere senza idee, e noi rimaniamo senza Dixi.
A dire il vero una cosa capita nel primo tempo: gli Slovacchi fanno gol. Poco male, c’è tempo per recuperare, i ragazzi stanno sbandando ma l’Italia sa rimanere coesa nei momenti difficili. Sarà, comunque arriviamo all’intervallo senza vedere neanche per sbaglio il portiere avversario.

Nell’intervallo c’è un gustoso siparietto tra l’amico NP e la moglie di Gilardino, protagonista dello spot di Banca Intesa:
Voce fuori campo: Alice, cosa vorresti dire a tuo marito?
NP: Che è un coglione!

Nell’intervallo inoltre arriva al bar il mio capo che ha appena finito una riunione con due inglesi che avevo conosciuto tre anni fa e ai quali, nel mio inglese stentato, avevo parlato di quando Gattuso giocava nei Glasgow Rangers e aveva detto a Beckham che continuava a tuffarsi: “Beckham, we are not into a swimming pool” (Beckham, non siamo in una piscina). Immaginatevi però la frase detta in inglese con un forte accento di Corigliano Calabro, e capirete perché gli inglesi si ricordavano di me a distanza di tre anni.
Nell’intervallo infine ci sono due sostituzioni. Direte voi: “Hanno tolto l’impalpabile, anzi dannoso Iaquinta?”. Vi rispondo io: “No, hanno tolto Gattuso”. Si vede che la regione Calabria ha fatto una convenzione per cui in Nazionale almeno un Calabrese deve giocare. Sarà una delle nuove iniziative per rilanciare il federalismo, oppure Iaquinta aveva battuto nuovamente Lippi alla playstation.
L’arbitro, incredibilmente somigliante ad Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo, fischia il secondo tempo. Il Mago G della Galbusera è andato via, ma dietro di noi si è piazzata una baby gang. Forse la baby gang è diventata tale dopo aver visto gli spot del Mago G che quindi ha temuto rappresaglie.
La Slovacchia gigioneggia e perde tempo in ogni modo: i giocatori si tuffano a terra e ci rimangono per delle mezz’ore, i centrocampisti fingono malori a centrocampo, il portiere prima di rinviare grida Uno due tre stella e chiede che tutti rimangano immobili e che venga ammonito chi si muove. Mentre l’Italia è impegnata ad attaccare, si dimentica di essere famosa per la difesa e si fa infilare come neanche la Cremonese. 2 a 0, adesso ci vuole un miracolo o almeno un succedaneo.
Entra Pirlo, che forse conveniva far giocare anche in versione Dr. House, visto come giocano gli altri. Sembra l’unico che si ricorda come si tocca il pallone, ma gli altri azzurri sono ancora impegnati a giocare a Un due tre stella con il portiere slovacco e quindi c’è poco da fare. Attorno al 30° del secondo tempo arriva una telefonata al bar. È la mamma di Iaquinta che chiede se abbiamo visto suo figlio. Unanimi rispondiamo di no. Ritroviamo invece Di Natale, che urlando “E mò basta” la piazza dentro. 2 a 1 e rissa dentro la rete slovacca. Il portiere vuole autografare il pallone ma Quagliarella gli ruba la penna, il portiere si mette a piangere, arriva l’arbitro che prima gli fa una carezza per calmarlo e subito dopo lo ammonisce. Risale la speranza perduta. Quando siamo lì che come un sol uomo diciamo: “Dai che ce la facciamo, dai che ce la facciamo, dai che ce…” segna la Slovacchia. La Speranza saluta e se ne va. Ciao Speranza, ti abbiamo voluto bene.
Finisce che Quagliarella segna, che l’arbitro dà 2 giorni di recupero e anche delle materie da portare a settembre ma comunque perdiamo 3 a 2. Si va tutti a casa, finisce qui il nostro Mondiale. È andata così, delusi e tristi ci avviamo alle nostre macchine, alle nostre case, alle nostre serate a chiederci perché.
Chiudo con il consueto angolo scommesse. Mi vergogno, però vi dico solo che ho puntato 2 euro, che la Slovacchia vincente era data a 6, e che io mi ritrovo con 12 euro in più. Spero di spendere tutti questi soldi in medicine.
Domani finisce la fase a gironi e si passa all’eliminazione diretta. Vedremo di fare un bilancio di come è andata, delle sorprese che ci sono state, dei buoni e dei cattivi. A proposito, se vedete Iaquinta, ditegli di sbrigarsi che ci vediamo all’aereoporto. E anche che sua madre lo sta cercando.

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