Louis Ives (Paul Dano) è un sensibile aspirante scrittore che sogna di diventare il nuovo F. Scott Fitzgerald, malgrado sia un semplice professore di inglese in una scuola media privata di Princeton, New Jersey. Ma quando viene sorpreso in una imbarazzante situazione con un baby-doll rubato a una collega, Louis decide che il licenziamento è la soluzione migliore per lui: si trasferirà a New York e finalmente potrà condurre la vita che il destino gli ha riservato. Come ogni tipico artista che fa la fame, Louis riesce a trovare alloggio condividendo un minuscolo appartamento con Henry Harrison (Kevin Kline). Uomo dai gusti peculiari, dalla perfetta sintassi e senza una particolare occupazione, Louis rimane presto affascinato dalla bizzarra storia personale di Henry e dai suoi imprevedibili impegni. A quanto pare Henry è un “extra man” – un escort che tiene compagnia a facoltose donne in età avanzata.
Mentre Henry gli insegna ad entrare gratis all’opera e a mescolarsi con l’alta società, Louis scopre una rete di ruffiani e di scrocconi, per la maggior parte apertamente disprezzati dallo stesso Henry. Contagiato dalla gioia di vivere di Henry e incoraggiato dalle sue efficaci lezioni di vita, per quanto perplesso dalle sue idee politiche reazionarie e dalle sue opinioni sul sesso, Louis emerge piano piano dalla timidezza che lo affligge. Accetta un lavoro in una rivista ambientalista, dove mette gli occhi su una giovane assistente di nome Mary (Katie Holmes) e inizia persino a esplorare la sua confusa identità sessuale, frequentando una dominatrice che gli insegna a travestirsi (Patti D’Arbanville). La curiosa tribù dei conoscenti di Henry comprende anche Gershon (John C. Reilly), un irsuto recluso che intrattiene un rapporto di odio e amore con lui, e Otto (Jason Butler Harner), l’ex compagno di stanza di Henry che forse gli ha rubato il suo inedito capolavoro. Tuttavia, man mano che il mondo di Henry si rivela sempre più intenso e complesso, Louis comincia a notare qualche elemento di tristezza e di rimpianto nel suo amico dalle emozioni impenetrabili. E mentre Henry cerca sempre più disperatamente di ingraziarsi una delle sue più prestigiose amiche, l’elegante novantaduenne Vivian (Marian SelDeS), Louis si rende conto che il fascino dell’amico ha un prezzo. Il suo percorso alla scoperta di se stesso prende una svolta inattesa quando Louis inizia a scoprire la saggezza in modi che Henry non ha mai inteso insegnargli. “Un perfetto gentiluomo” è il nuovo film della coppia formata da Shari Springer Bergman e Robert Pulcini, due nomi che al grande pubblico non diranno molto, ma che sono molto conosciuti e apprezzati dai cinefili più attenti. Coppia nel lavoro e nella vita che a partire dal 1994 ha una lunga serie di documentari apprezzati e premiati nei maggiori festival internazionali, il grande salto del duo si è verificato nel 2003 con il titolo che li ha fatti conoscere al grande pubblico. Quello straordinario mockumentary, nominato all’Oscar come miglior sceneggiatura non originale nel 2004 che risponde al nome di “American Splendor”. “Un perfetto gentiluomo” mantiene una certa componente documentaristica virata alla commedia sofisticata, d’altri tempi. Altri tempi come quelli in cui vorrebbe vivere Louis, disadattato e insoddisfatto dal presente. Altri tempi come quelli che rivanga costantemente Henry, un tempo perduto di splendori e successi personali forse mai realmente esistito. Il film di Bergman e Pulcini è il racconto godibile e frizzante di un microcosmo smarrito di fronte alla complessità del presente, che cerca di salvaguardare la propria unicità e autenticità con l’eccentricità, senza accorgersi che l’eccentricità è tratto comune di un mondo intero. Henry Harrison e Louis Ives sono due facce della stessa medaglia; pur diversissimi condividono quel senso di alterità rispetto ad un mondo che non capisco appieno e da cui non sono capiti. Ma anche personaggi come Mary (vegana radicale e convinta sostenitrice dei diritti degli animali e delle piante) o Gershon (uomo orso silente e spaventoso, ma capace di tirare fuori una suadente voce da tenore) sono ulteriori tasselli di un mosaico tanto sfaccettato, quanto impossibile da decodificare pienamente. Mantenendo la componente documentaristica dei loro primi lavori i due registi costruiscono un’indagine su due personaggi completamente unici che in modo del tutto inaspettato si influenzano reciprocamente ed è anche il donchisciottesco e circospetto viaggio di un giovane nel cuore di New York.
Peccato che a volte il film si perda nella descrizione stravagante delle stravaganze di questo universo di freaks, regalando una serie di situazioni e di macchiette anche piuttosto godibili, ma in sostanza fini a se stesse, smarrendo la via maestra. Ad ogni modo un buon film, in grado di mettere di buon umore e di lasciare spazio a non banali riflessioni sui nostri tempi.