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Un poliziotto da Happy Hour: la recensione

Un poliziotto da happy hour” è uno dei tanti pessimi titoli che l’Italia ha deciso di affibbiare ad un film straniero. Titolo originale “The Guard“, il film arriva direttamente dall’Irlanda. Come si suol dire, non giudicate il libro dalla copertina: qui non c’è traccia di happy hour, perché non si impone una sanzione a chi storpia i titoli dei film?

Un poliziotto da happy hour
John Michael McDonagh ha deciso di portare in sala una black comedy che più politicamente scorretta di così non si può: il cittadino medio dell’Irlanda occidentale parla gaelico, odia lo straniero, specie se proveniente dalla vicina Inghilterra, e non vede di buon occhio nemmeno la gente di colore. Questo è un riassunto brevissimo di quel che troverete nel film, un’accozzaglia di cattiverie nei confronti del prossimo, ma sempre con stile, senza scadere in penose volgarità o in scenette da cinepanettone, come il titolo stesso potrebbe far pensare. Il sergente Gerry Boyle (Brendan Gleeson) è tutto tranne che il classico poliziotto modello. Nel paesino irlandese in cui vive non avvengono fatti molto eclatanti, Boyle trascorre le sue giornate a bere Guinness, whiskey e ad ingaggiare prostitute, oppure va a trovare la madre, personaggio anomalo quanto lui (da qualcuno avrà pur preso) ormai in fin di vita. Ma la routine del paesino viene sconvolta da un omicidio misterioso, per il quale Boyle dovrà collaborare al fianco di un agente americano dell’FBI, Wendell Everett (Don Cheadle), che farà però molta fatica ad inserirsi nell’ambiente ostile e chiuso del posto. Due assassinii sembrano legati ad un caso di droga che costringerà i due a lavorare insieme a lungo, fino ad arrivare all’inevitabile avvicinamento e che ci permetteranno di vedere in azione anche Mark Strong, come sempre il cattivo di turno. Brendan Gleeson sembra essere il personaggio perfetto per incarnare il poliziotto scansafatiche, menefreghista, dalla battuta sempre pronta ma anche sempre fuoriluogo. Un uomo dedito a tutti i vizi che un poliziotto dovrebbe tenere alla larga per essere da buon esempio e che trova il suo opposto proprio nel personaggio di Don Cheadle, il perfetto eroe americano. E le critiche agli Stati Uniti sono davvero molte e quasi tutte pronunciate dal nostro sergente Boyle, che nonostante tutti i suoi difetti non può far altro che suscitare molta simpatia. L’America è il Paese che sforna film d’azione con protagonisti eroi invincibili che sembrano esistere anche nella realtà, mentre in Irlanda Boyle si accontenta di una vita incentrata sulla routine, sempre identica e senza nessuna grande ambizione. Boyle porta un divisa che non rispetta, fornisce armi all’IRA e non si preoccupa di offendere nessuno con battute razziste che colpiscono anche noi italiani, non pensate di scamparla!
Un poliziotto da happy hour - una scena del film
John Michael McDonough con il suo “The guard” (preferiamo il titolo originale allo scempio italiano) ha mescolato insieme i più diversi generi: si parte dalla commedia, ma c’è del noir, il thriller, azione ed un po’ di dramma che non guasta mai, senza tralasciare qualche dovuto sentimentalismo. I colori della pellicola sono tipicamente europei, lo si nota fin dai primi fotogrammi. Anche l’ironia ed il sarcasmo, è evidente, differiscono parecchio da quelli statunitensi e questo farà molto piacere a McDonough stesso, che con le critiche non è stato per nulla poco generoso. Tra luoghi comuni sul popolo irlandese e luoghi comuni sui generi cinematografici, “The guard” non è assolutamente una commedia comune, ma è irriverente e piacevole, capace di divertire e intrattenere lo spettatore fino in fondo. Voto: [starreview tpl=16]

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