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Venuto al mondo: la recensione

Sergio Castellitto porta sul grande schermo la drammatica storia raccontata dalla moglie Margaret Mazzantini nel libro “Venuto al mondo”, un grande successo editoriale che ha lasciato il segno grazie a una trama avvincente sullo sfondo della Sarajevo sotto assedio a causa della sanguinaria guerra nei Balcani. Nel cast del film, oltre allo stesso Castellitto, Penélope Cruz (alla seconda collaborazione con il regista italiano) Emile Hirsch (“Killer Joe” Le belve”), Pietro Castellitto (figlio di Sergio e della Mazzantini), Adnan Hasković, Saadet Aksoy, Luca De Filippo, Mira Furlan, Jane Birkin e Jovan Divjak.

La trama

Gemma si reca a Sarajevo con suo figlio Pietro per assistere a una mostra in memoria delle vittime dell’assedio, che include alcune fotografie del padre del ragazzo. Diciannove anni prima  Gemma lasciò la città in pieno conflitto con Pietro appena nato, lasciandosi alle spalle suo marito Diego, che non avrebbe più rivisto, Gojko, un irriverente poeta bosniaco, Aska, una ragazza musulmana con la passione per la musica, e la piccola Sebina. Nella Sarajevo distrutta dalla guerra Diego e Gemma avevano deciso di affidare le loro possibilità di avere un bambino ad Aska che una volta partorito avrebbe dovuto lasciare il bambino alla coppia. Gemma sarà ben presto segnata dai sensi di colpa e dall gelosia per aver lasciato il marito insieme alla bella Aska ed ora, quasi vent’anni dopo una shockante rivelazione attende lei e Pietro in quel di Sarajevo.

Emile Hirsch e Saadet Aksoy

Giudizio sul film

Una storia d’amore, una ricerca della felicità – e della maternità – al tempo de conflitto nei Balcani. “Venuto al mondo” di Margaret Mazzantini è uno di quei libri che ti colpisce dritto allo stomaco grazie alla descrizione di una intimità dolce e diperata in un contesto drammatico ed apocalittico. Perché, in fondo, non dobbiamo dimenticare cosa significa Sarajevo, una città violata e “stuprata” dalla assurda guerra intestina che ha coinvolto i paesi della Ex Jugoslavia. Non è mai facile trasportare l’orrore descritto su carta davanti alla macchina da presa anche se hai a disposizione due interpreti come Emile Hirsch e Penélope Cruz. Castellitto resta fedele al lavoro della moglie, mostrando un discreto attaccamento all’immaginario del libro. Eppure la pellicola non decolla mai veramente lasciando la sensazione di aver raccontato una storia incompiuta soggetta alle logiche cinematografiche che, mai come in questo caso, ci restituiscono un universo visivo fuorviante.

Emile Hirsch e Penélope Cruz in Venuto al mondo

“Venuto al mondo” non segue un percorso lineare lasciando che i trent’anni di storia siano raccontati attraverso i numerosi – forse anche troppi – flashback che convincono, però, ben poco. Nella prima parte del film quello che balza agli occhi è la storia d’amore tra Diego e Gemma, il primo a forti tinte yankee, la seconda stil borghese con annesso padre dalla “battuta” facile. Appare subito fin troppo evidente l’impantanamento nelle sabbie mobili della verbosità e un dialogo gestito con troppa superficialità che ci allontana in maniera grave dal contesto drammatico dell’opera nel suo insieme. Evidenti anche taluni lacune nel montaggio con scene decisamente forzate (come la sfida a pallone in cui Pietro deve dimostrare di essere un “vero uomo” o la festa della Roma bene con la sceneggiata di Diego) che non aggiungono spessore alla pellicola irrigidendola oltremisura. Convincono poco i personaggi, anche quelli secondari, mentre è superba l’interpretazione di Saadet Aksoy (capace di regalarci una Aska sognante e sofferente con una facilità disarmante) e Adnan Hasković (un Gojko dalla voce roca assolutamente credibile).

A Sergio Castellitto riconosciamo il coraggio di aver messo in scena una storia difficile con coraggio ed onestà ma, al tempo stesso, poca emozione ed empatia. Se poi il ricordo delle pagine scritte dalla moglie dovesse riaffiorare improvviso il confronto sarebbe davvero impietoso.

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