Vicini del terzo tipo è ambientato a Glenview, Ohio, dove il custode di un ipermercato viene barbaramente ucciso nel cuore della notte. Evan (Ben Stiller), suo direttore ed amico (nonché una delle figure di spicco della piccola cittadina, fondatore del “club della corsa” e insegnante di spagnolo) decide di farsi giustizia da solo scoraggiato dai poliziotti locali menefreghisti. Durante un incontro degli Spartans, locale squadra di football, si rivolgerà quindi ai cittadini di Glenview con la speranza di formare una squadra di vigilanti che faccia luce sull’omicidio. In tre risponderanno al suo appello: Bob (Vince Vaughn, qui potete leggere l’intervista all’attore) che cerca una via d’uscita alla routine famigliare e che vede nel “gruppo” la possibilità per passare qualche ora lontano da moglie e figlia, Franklin (Jonah Hill) un ragazzo con la passione per le armi e Jamarcus ( Richard Ayoade) che spera in questo modo di poter esaudire un suo desiderio sessuale (il suo sogno è incontrare, durante una ronda, una ragazza asiatica disinibita).
“Vicini del terzo tipo” (“The Watch” in lingua originale) parte da una sceneggiatura interessante e si fregia di un cast comico potenzialmente brillante . Il risultato non è però dei migliori a causa delle derivazioni di genere (a tratti sembra di assistere a uno sci-Fi o un horror) e una eccessiva sottotrama famigliare che coinvolge i protagonisti dai problemi di sterilità di Evan alla figlia adolescente di Bob che fa infuriare il padre “postando” su Facebook la sua vita sentimentale. Convince ben poco anche la messa in scena piuttosto fredda e priva di brio, dove spicca Richard Ayoade capace di una interpretazione soft ma a tratti irresistibile, mentre Ben Stiller e Vince Vaughn sembrano piuttosto scarichi, soprattutto il primo.
Nella prima parte, escludendo il prologo fintamente horror, il film è concentrato sulle dnamiche del gruppo e sulla presentazione dei personaggi, dall’arruolamento alla prima missione sul campo fino all’inevitabile attrito con la polizia locale. Sembra poter esplodere in seguito al primo incontro con il vicino del terzo tipo, il tutto immortalato con una macchina fotografica in una sequenza goliardica che ricorda l’epilogo di “The Hangover”, ma, escludendo un paio di colpi di scena (oltretutto abbastanza scontati) si trascina stancamente verso un finale all’interno dell’ipermercato dove avvenne il primo omicidio. Lo scontro finale ci lascia alcuni spunti di riflessione a cominciare dalla vulnerabilità aliena (probabile parodia degli improbabili “punti deboli” degli extraterrestri mostrati sul grande schermo) fino alla totale incapacità di gestire una pellicola – dal budget fin troppo generoso – che si perde in una evitabile contaminazione di linguaggi assolutamente non riuscita.
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