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MMA. La Mix Martial Art è quella particolare disciplina sportiva il cui regolamento consente l’utilizzo sia di tecniche come calci, pugni, gomitate e ginocchiate, sia di tecniche di lotta più articolate. Nelle MMA è permesso utilizzare mosse e colpi di diverse arti marziali e sport di combattimento; il risultato è uno sport spettacolare a vedersi, particolarmente adatto al cinema. Infatti fino ad ora la MMA ha generato degli ottimi “b movies”, con storia ridotta ai minimi termini e alto livello di spettacolarità. Per chi non lo sapesse, sembra ritornata l’era degli ottimi film(acci) anni ’80 con cui molti di noi sono cresciuti. Prendete appunti se siete appassionati del genere: “Undisputed 2” e “Undisputed 3“; “Blood & Bones“, “Never Back Down” e “Never Back Down 2“.


E poi arriva questo “WARRIOR“. La serie b che vuole giocare nello stesso campo della serie a. Uno sport fino a poco tempo fa per iniziati che sul grande schermo ambisce alla dignità e all’autorevolezza degli altri sport che su celluloide sono diventati dei classici (“Rocky” in primis). E non solo “WARRIOR” ci riesce alla grande, ma innesta nel film suggestioni da grande film sportivo. E se diventerà un classico, se lo sarà maritato.

La storia. Il marine Tommy Conlon, tormentato da un tragico passato, torna a casa dopo quattordici anni per chiedere a suo padre di aiutarlo ad allenarsi per partecipare a “Sparta”, la più grande competizione di arti marziali della storia. Da ex-prodigio del Wrestling, Tommy si qualifica brillantemente, mentre il fratello Brendan, ex-lottatore diventato professore di liceo, ritorna al ring in un tentativo disperato di salvare la sua famiglia dalla rovina finanziaria. Ma quando lo sfavoritissimo Brendan arriva a confrontarsi con l’inarrestabile Tommy, quello che vedremo sarà una sfida tra fratelli.

Gli attori. Tutti convincenti. Punto. Se il film regge benissimo le sue due ore e passa è proprio per la sensibilità, il carisma, la potenza che tre attori in stato di grazia ci mettono. Oltre Tom Hardy (che rivedremo tra le star del prossimo Batman, “The Dark Knight Rises”, e già protagonista di film come “Inception” e “Black Hawk Down” di Ridley Scott) e Joel Edgerton (“Animal Kingdom“, “Star Wars: Episodio III“), c’è Nick Nolte che offre una prova da annali del cinema.

Partiamo proprio da Nick Nolte. Sembra nato per questa parte. Ascoltarlo in originale (ai giornalisti è stato fatto vedere il film in lingua originale) si riesce ad apprezzare ancora meglio le sfumature che mette nella recitazione. Basta la voce roca e quelle strizzate d’occhio per regalargli la parte migliore da parecchi anni a questa parte. Un gigante.

Non sono da meno i due protagonisti che donano ai personaggi una notevole carica emotiva fuori dal ring, ed una notevole energie dentro l’arena: Tom Hardy fa letteralmente paura. Un colosso di acciaio sul ring, una maschera malinconica e struggente fuori. Joel Edgerton è sempre calibrato e restituisce in pieno la rabbia repressa e la grinta di un uomo che combatte per la dignità della sua famiglia.

La regia. Il regista è Gavin O’Connor, già artefice di “Pride and Glory – Il prezzo dell’onore“, film che non è piaciuto a nessuno ma che mostrava sprazzi di talento pronto ad esplodere. Ed è con “WARRIOR” che O’Connor graffia, gestendo benissimo il climax, introducendo i personaggi e i loro drammi, caricando lo spettatore al massimo per poi deflagrare in un finale con il botto, adrenalina a mille e fazzolettino a portata di mano.

C’è da dire che se fuori dal ring il regista sa bene come gestire l’impatto emotivo della storia, dentro il ring purtroppo  sembra non avere la stessa fermezza. I combattimenti sono ripresi da troppo vicino, vengono spezzettati da più punti di
ripresa in un montaggio caotico; in questo modo quello che arriva allo spettatore è l’impatto e la forza dei colpi, ma viene a mancare la fluidità di un combattimento di per sè spettacolare. “Purtroppo” quello che il regista si trova a gestire sul ring sono attori, non atleti, viene dunque da sè che quello che Gavin O’Connor fa è puntare più sull’aspetto emozionale che su quello agonistico che comunque è presente a se non si è puristi dello sport riesce comunque a divertire. Un piccolo peccato, e un neo da recensore pignolo perchè tutto scompare di fronte all’onda emotiva del film, della musica che cresce, degli sguardi dei due fratelli che si trovano a combattersi sul ring, in un climax finale che a molti potrà sembrare furbetto ma che è semplicemente perfetto.

Lealtà, rispetto, onore, dignità, amore fraterno. Lacrime sudore e sangue. La MMA è entrata nella “serie a”.

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